Un oceano sostenibile è il focus del World Ocean Day2020 che si celebra oggi. Ma occorre partire dalla terraferma
di Maria Pia Terrosi
Con un Pil annuo potenziale pari a 2,5 trilioni di dollari, gli oceani potrebbero essere considerati l’ottava economia mondiale. La stima viene dal Wwf che inoltre fissa a più di 24 trilioni di dollari il valore economico degli oceani. Un valore legato non solo allo sfruttamento diretto delle risorse presenti nelle acque – pesca, acquacoltura – ma anche alle attività indirette che utilizzano il mare – commercio, trasporto – e al valore dei servizi ecosistemici che i mari forniscono all’uomo. Per esempio l’assorbimento del carbonio e la biodiversità (17 mila le specie presenti nel solo Mediterraneo).
Proprio per ricordare il ruolo fondamentale del mare – metà dell’ossigeno che respiriamo proviene daifotosintetizzatoripresenti nell’oceano come fitoplancton e alghe –l’8 giugno si celebra la Giornata mondiale degli oceani. Istituita dall’Onu nel 1992 al vertice sull’ambiente di Rio De Janeiro. Quest’anno il World Ocean Day è incentrato sull’innovazione per un oceano sostenibile. In pratica sulla ricerca di soluzioni per arginare i fenomeni che stanno minacciando i mari: acidificazione delle acque, pesca intensiva, aumento della temperatura, inquinamento ed emissioni di CO2.
Ma la tutela degli oceani inizia soprattutto dalla terraferma: da qui infatti proviene l’80% dell’inquinamento marino.A partire dalla plastica: ogni anno infatti si calcola che finiscano nelle acque del mare dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici.
Nel mare finiscono anche i veleni prodotti sulla terra, sostanze inquinanti utilizzate nei diversi settori produttivi. Tra questi, concimi e pesticidi che dai campi passano ai fiumi e vanno poi a finire negli oceani mettendo a rischio l’ambiente marino e le specie che lo popolano. Purtroppo – ricorda il recente rapporto di Legambiente “H2O – la chimica che inquina l’acqua” – il 60% di fiumi e laghi italiani hanno acque inquinate da processi produttivi, tra cui la stessa agricoltura. Il rapporto di Legambiente individua ben 2.700 inquinanti e contaminanti – ad esempio fitofarmaci, antibiotici ad uso umano e veterinario, pesticidi, additivi, prodotti per la cura personale, microplastiche – che contaminano le acque dolci e quindi quelle marine.
Proprio in occasione della Giornata mondiale degli oceani, l’Italia ha annunciato l’adesione a #30by30, iniziativa lanciata dalla Gran Bretagna per arrivare a proteggere entro il 2030 almeno il 30% dei mari e degli oceani in tutto il mondo. Obiettivo è la creazione di una rete di aree marine protette che contribuisca a tutelare la salute dei mari, a preservare le popolazioni ittiche e la biodiversità e a contrastare i cambiamenti climatici.
“Tutti noi dipendiamo dal mare e dai servizi ecosistemici che ci offre. Se ci prendiamo cura del mare, il mare si prenderà cura di noi”, ha commentato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “Proteggere la salute dei mari porta benefici alla pesca e al turismo, alla biodiversità e al clima”.