Farmer’s Footprint documenta l’alternativa al modello della chimica intensiva: le storie delle famiglie contadine all’avanguardia del processo di riconversione
Una coalizione statunitense di agricoltori, educatori, medici, scienziati e imprenditori punta a documentare gli impatti umani e ambientali dell’agricoltura chimica e a offrire un percorso alternativo attraverso pratiche agricole rigenerative. Si tratta di Farmer’s Footprint che, con una serie di filmati-testimonianze sul suo sito, documenta le storie all’avanguardia delle famiglie contadine che praticano la transizione all’agricoltura rigenerativa e mostra gli impatti sulla salute e sull’ambiente.
L’agricoltura rigenerativa, spiegano, si concentra sulla ricostruzione della materia organica e della biodiversità nel suolo: è così possibile produrre alimenti sempre più ricchi di nutrienti anno dopo anno e sequestrare l’eccesso di carbonio contribuendo a frenare il cambiamento climatico.
Negli Stati Uniti negli ultimi 40 anni le tendenze dominanti nelle pratiche agricole – semi ibridi, fertilizzanti chimici e pesticidi ed erbicidi – hanno prodotto un sistema alimentare privo di nutrienti e ricco di calorie. Danneggiando nel contempo i terreni un tempo fertili e minando la salute della popolazione. Negli anni ’60 l’intera popolazione americana aveva un carico di malattie croniche del 4%. Oggi, il 46% dei bambini ha una diagnosi di malattia cronica. Il rapido aumento dell’uso di pesticidi negli ultimi decenni è coinciso con questa esplosione di malattie croniche.
Negli Stati uniti l’aspettativa di vita è inferiore di 20 anni nelle aree ad alta attività agricola. Per la prima volta nella storia americana l’attuale generazione dei figli potrebbe avere una durata di vita inferiore di quella dei loro genitori.
Invece di affrontare la causa principale di questo collasso della salute, denuncia Farmer’s Footprint, il timone delle decisioni è stato di nuovo affidato alle aziende chimiche e farmaceutiche proprietarie dei fitofarmaci e dei semi ibridi che producono oltre l’85% del mais e oltre il 95% dei semi di soia coltivati negli Stati Uniti.
“Le stesse compagnie farmaceutiche – denuncia l‘appello della coalizione – commercializzano erbicidi e pesticidi e trattano le malattie del bestiame con antibiotici, integratori nutrizionali, farmaci stimolanti il cervello. Il cibo non è più la nostra medicina, i prodotti chimici farmaceutici sono ora l’ingrediente principale nei nostri alimenti. È tempo che il consumatore americano autorizzi i nostri agricoltori a difendere il nostro cibo e il nostro diritto alla salute”, conclude l’appello.