Per soddisfare il crescente fabbisogno alimentare e vincere le sfide ambientali serve adottare un nuovo modello agricolo e maggiore cooperazione internazionale. Parola di Qu Dongyu, direttore generale della Fao
di Maria Pia Terrosi
Per sfamare 10 miliardi di persone – questa la popolazione mondiale stimata a metà secolo – occorre cambiare il modello agricolo. È la proposta di Qu Dongyu, direttore generale della Fao, espressa durante la sesta edizione del Forum globale dei leader per la scienza e la tecnologia agraria (Glast), che si è tenuta in questi giorni a Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale cinese del Sichuan.
Oltre a quella relativa al soddisfacimento del futuro fabbisogno alimentare, ci sono altre sfide legate all’agricoltura che il pianeta dovrà affrontare. “Tra queste gli impatti dei cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, l’inquinamento ambientale, i crescenti rischi di malattie degli animali e di parassiti delle piante”, ammonisce Qu Dongyu. “Dobbiamo agire con urgenza e muoverci verso un’agricoltura sostenibile che produca cibo nutriente, sicuro ed accessibile a tutti, alimentando al tempo stesso ecosistemi sani e sostenendo la gestione responsabile delle risorse naturali.” Per farlo – secondo il direttore della Fao – è fondamentale anche rafforzare la cooperazione internazionale per promuovere l’agricoltura green attraverso il progresso della scienza e della tecnologia.
Durante il Forum, Zhang Taolin, vice ministro dell’Agricoltura e delle questioni rurali, ha ricordato gli sforzi fatti in Cina per realizzare un modello agricolo più sostenibile, ridurre i consumi idrici per uso agricolo, contenere l’utilizzo di fertilizzanti ed erbicidi chimici usando teli e paglia per la pacciamatura per impedire la crescita delle piante infestanti.
In Cina la necessità di invertire la rotta in direzione di un’agricoltura sostenibile è impellente. A parte la cementificazione selvaggia che tra il 1997 e il 2008 è costata la perdita del 6,2% dei terreni agricoli, il 16,1% dei terreni fertili cinesi sono inquinati da metalli pesanti come cadmio, arsenico, piombo e mercurio (dati Ministero della protezione ambientale). A questo si aggiungono gli effetti di impoverimento del suolo connessi all’uso di pesticidi e erbicidi, dei quali tuttora la Cina è tra i maggiori consumatori mondiali.