Una persona su 10 si ammala perché il cibo è contaminato

Responsabili della contaminazione: batteri, virus, parassiti, sostanze chimiche

Secondo le stime dell’Oms ogni anno una persona su dieci nel mondo si ammala per aver ingerito cibo contaminato da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche. A queste vanno aggiunti gli 811 milioni di persone che nel 2020 hanno patito la fame e quelle – quasi una su tre – che non hanno avuto accesso a un’alimentazione adeguata. 

La sicurezza alimentare – di cui oggi si celebra la Giornata mondiale – è un tema che mette insieme molti aspetti. Secondo la definizione data dalla Fao, garantire la sicurezza alimentare vuol dire assicurare a tutti e in ogni momento una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le loro esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per una vita attiva e sana.

Fame e malnutrizione: ci muoviamo nella direzione sbagliata 

Purtroppo siamo ancora ben lontani da questo obiettivo. Il Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (Sofi 2021) evidenzia, al contrario, come l’insicurezza alimentare stia diventando cronica. La percentuale di persone denutrite è cresciuta, passando dall’8,4% nel 2019 a circa il 9,9% nel 2020. In pratica tra i 720 e gli 811 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame nel 2020, ben 161 milioni di persone in più rispetto al 2019. 

A queste vanno aggiunte quelle (2,37 miliardi) che nel 2020 non hanno avuto accesso a un’alimentazione adeguata, aumentate di quasi 320 milioni di individui in un solo anno. La malnutrizione non riguarda evidentemente solo chi si alimenta in maniera scarsa, ma anche chi lo fa in maniera errata. Lo studio stima che nel 2020 il 22% dei bambini sotto i 5 anni sia stato affetto da arresto della crescita, il 6,7% da magrezza eccessiva, il 5,7% era in sovrappeso. 

Cibo sano e non contaminato 

Un altro aspetto fondamentale per la sicurezza alimentare è garantire che il cibo consumato sia salutare e non faccia male.  Secondo le stime dell’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) ogni anno nel mondo una persona su dieci si ammala per aver ingerito del cibo contaminato. Batteri, virus, parassiti ma anche sostanze chimiche. Particolarmente colpite le persone più vulnerabili (ad esempio bambini) e in condizioni disagiate (conflitti, povertà). 

Il risultato è che ogni anno 420.000 persone, tra cui 125.000 bambini al di sotto dei cinque anni, muoiono a causa delle patologie legate al consumo di cibo deteriorato o contaminato. Un fenomeno che ha conseguenze sul sistema sanitario, l’economia e il commercio. 

C’è poi la contaminazione da sostanze chimiche e pesticidi. Secondo uno studio di Legambiente “Stop Pesticidi 2021” in Italia il  35,32% dei campioni di alimenti esaminati presentavano uno o più residui di pesticidi, seppur nei limiti di legge. Vino e miele gli alimenti con maggiori percentuali di residui permessi, contando rispettivamente circa il 39,90% e il 20%. Di fatto residui di pesticidi si ritrovano in circa la metà della frutta e verdura che ogni giorno arriva nei nostri piatti, sebbene a valori consentiti. 

Mettere al centro i sistemi alimentari

Per sradicare la fame e la malnutrizione nelle diverse forme e garantire a tutti cibo sano occorre passare a sistemi agroalimentari più resilienti e sostenibili. Una transizione indispensabile e indifferibile non solo per arginare crisi climatiche e perdita di habitat naturali ma anche per affrontare problemi di approvvigionamento legati ai conflitti.  In questi mesi lo stop alle esportazioni di grano da Russia e Ucraina rischia di provocare una vera crisi alimentare in molti Paesi del mondo: dall’Egitto al Libano, dalla Nigeria al Senegal. Senza contare che l’aumento dei prezzi di petrolio e gas determina rialzi anche sul prezzo degli alimenti. 

Una situazione che conferma l’urgenza di accelerare a livello globale la transizione del sistema agroalimentare verso i temi della sostenibilità e della resilienza. Per farlo occorre tra le altre cose:

– aumentare la resilienza climatica dei sistemi alimentari; 

– intervenire lungo le filiere alimentari per abbassare il costo degli alimenti; 

– affrontare la povertà e le disuguaglianze garantendo interventi inclusivi a favore dei poveri;

– promuovere modelli dietetici con impatti positivi sulla salute umana e sull’ambiente.