Il rapporto dell’organismo Onu sulla biodiversità dopo la riunione di Parigi con 130 Paesi rappresentati. Chiesta anche la limitazione dei pesticidi e interventi sull’agricoltura intensiva.
di Leonardo Vacca
Un ottavo di tutte le specie che popolano il pianeta. Un milione di animali e vegetali che scompariranno dalla Terra e dagli oceani. È l’allarme lanciato dall’organismo Onu sulla biodiversità, riunito a Parigi con la presenza di 130 Paesi rappresentati. L’unica speranza per evitare il peggio, secondo gli esperti della Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes), è mettere la parola fine allo sfruttamento degli ecosistemi per le attività umane.
Il testo, sintesi di un rapporto di 1.800 pagine, è frutto di tre anni di censimenti, analisi dei dati e studi di centinaia di esperti. Queste quaranta pagine, nate dal negoziato dei 130 paesi partecipanti sul rapporto totale, sono stata approvata all’unanimità, in un contesto che rappresenta, a tutt’oggi, il più grande consesso scientifico e politico sullo stato della biodiversità mondiale.
Le specie che rischiano il declino
In Europa, ad esempio, le specie più colpita sono l’allodola, dimezzata negli ultimi 40 anni e la piccola farfalla blu, ridotta del 38% dagli anni ’70 ad oggi. Un terzo delle api e degli insetti è a rischio estinzione, così come gli scoiattoli rossi, i pipistrelli e i ricci. Secondo gli scienziati, la Terra è all’inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, la prima attribuita all’uomo e alle sue attività. Solo negli ultimi secoli, per colpa dell’uomo, sono già scomparse 680 specie di vertebrati.
Ma non è ancora troppo tardi per agire, secondo gli scienziati. Occorre sin da subito, e a tutti i livelli, agire, perché la perdita della biodiversità è generata soprattutto dai comportamenti umani. Occorrono interventi rapidi da parte della politica, per regolamentare lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali, diminuendo la deforestazione, lo sfruttamento delle miniere, l’agricoltura intensiva, la caccia e pesca senza freno, le emissioni di gas serra.
Contro il declino limitare l’uso di pesticidi
Occorre limitare anche l’uso di pesticidi, lottare contro l’inquinamento, razionalizzare l’urbanizzazione. Le attività dell’uomo hanno alterato tre quarti delle superfici terrestri, il 66% degli ecosistemi marini.
L’avvertenza degli esperti riguarda anche l’impatto che la perdita di biodiversità avrà sui singoli, il cibo, l’energia, l’acqua potabile, per la produzione di farmaci, fino all’assorbimento stesso della CO2. Il rapporto cita la dipendenza dal legno per la produzione di energia per più di due miliardi di persone, le medicine naturali che ne curano 4 miliardi e l’impollinazione del 75% delle colture da parte degli insetti, soprattutto quelli a rischio estinzione.
A conclusione della riunione di Parigi, circa 600 attivisti e Ong in difesa della biodiversità in 50 Paesi hanno firmato una lettera aperta promossa dal Wwf per chiedere ai governi un’azione urgente volta a risolvere la crisi bio-climatica.