Sul quotidiano La Repubblica l’intervento dell’agroecologo Stefano Bocchi e della patologa Caterina La Porta sull’uso prolungato del composto chimico
di Redazione
Quali conseguenze ha l’uso prolungato del glifosato? Qual è l’impatto sulla salute umana e sull’ambiente? La patologa Caterina La Porta e l’agroecologo Stefano Bocchi aprono sul quotidiano “La Repubblica” una riflessione ampia sul famoso erbicida.
Tra i punti evidenziati nell’articolo, la riconosciuta azione del glifosato come agente chelante. Che vuol dire? L’erbicida determina nel suolo l’immobilizzazione di micronutrienti che sono così sottratti alle colture e, di conseguenza, agli alimenti prodotti, che risultano più poveri dal punto di vista alimentare, spiegano i due ricercatori. L’uso continuo, indifferenziato e massiccio di un erbicida totale contrasta di fatto con le tecniche dell’agricoltura integrata e, ancor più, con i principi dell’agroecologia che indicano come sia possibile e importante mettere a punto piani di gestione delle piante avventizie con modalità più attuali e sostenibili, al fine di produrre alimenti sani e ricchi, senza impattare sull’ambiente e sulla salute. Nonostante la documentata massiccia presenza di glifosato nell’ecosistema, è molto difficile dimostrare un suo impatto sulla salute umana. La difficoltà di capirne l’impatto è dovuta, in primo luogo, al lungo tempo che può intercorrere dall’inizio dell’esposizione cronica ad un elemento chimico fino alla comparsa di sintomi rilevabili. Per questo – è la tesi ribadita nel lungo articolo che stiamo riassumendo su Cambia la Terra – per migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta, è giunto il momento di potenziare fortemente la ricerca pubblica, purché caratterizzata da un elevato livello di indipendenza, interdisciplinarità e capacità di affrontare adeguatamente le problematiche complesse della sostenibilità integrata.