Il presidente di Aboca torna a denunciare le contaminazioni da pesticidi subite dalle coltivazioni biologiche. Ed è pronto a condividere le soluzioni tecnologiche alternative messe a punto dalla sua azienda
di Maria Pia Terrosi
Spesso la storia si ripete: ecco un altro caso in cui le coltivazioni intensive mettono a rischio quelle biologiche, danneggiandole. Il tema è quello ricorrente della contaminazione ambientale legata all’utilizzo di troppa chimica e pesticidi nell’agricoltura convenzionale.
Questa volta l’allarme arriva da Valentino Mercati, fondatore e presidente di Aboca, leader mondiale nella coltivazione di piante officinali. Presente in 14 Paesi, l’azienda di Sansepolcro ha in Umbria e Toscana 1.700 ettari di superficie agricola condotta in regime di agricoltura biologica, dove coltiva 70 specie diverse di piante medicinali utilizzate per la produzione di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici. Tra queste malva, camomilla, altea, cicoria, gelseto, grindelia, lino, passiflora.
In una recente intervista rilasciata a La Nazione, Valentino Mercati aveva affermato di sentirsi tradito dai sindaci del territorio. “I Comuni del territorio hanno voltato le spalle al nostro progetto: siamo venuti in Valdichiana creando le condizioni affinché si sviluppasse un modello differente di produzione agricola, più rispettoso dell’ambiente in una logica che non utilizza sostanze scientificamente pericolose. Invece i nostri terreni sono circondati da coltivazioni intensive che li mettono a rischio insieme alle piante che ospitano”.
Lo stesso era già accaduto anni fa quando Aboca fu costretta ad abbandonare alcuni appezzamenti in Valtiberina in quanto troppo esposti al rischio di contaminazione da pesticidi.
Uso pesticidi, la situazione fotografata da Arpat
A fotografare la situazione attuale è la stessa Arpat che riferisce di una crescita dell’impiego di pesticidi. In Italia nel settore agricolo si utilizzano circa 130.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari contenenti circa 400 sostanze diverse. Nel 2016 sono stati rinvenuti residui di pesticidi nel 67,0% delle acque superficiali monitorate e nel 33,5% di quelle sotterranee. Ma in alcune regioni – come Friuli, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e appunto Toscana – la situazione è anche peggiore rispetto al dato nazionale. Qui, secondo i dati Ispra contenuti nell’ultimo “Rapporto Pesticidi nelle acque” del 2018, la presenza di pesticidi è stata rilevata nell’80,7% dei punti monitorati delle acque superficiali e nel 46,8% di quelle sotterranee. Non solo. Aumenta anche il numero delle sostanze pericolose: 78 nelle acque superficiali (erano 63 nel 2014) e 49 nelle acque sotterranee (34 nel 2014).
Mercati: siamo ciechi di fronte ai dati
“Il quadro che emerge da questi dati evidenzia che le sostanze tossiche non biodegradabili si stanno accumulando nell’ambiente e nelle acque in maniera esponenziale”, afferma Valentino Mercati. “Non rendersi conto di questo vuol dire essere ciechi e sciocchi. Sciocchi perché si può fare molto. Concretamente Aboca è pronta a mettere a disposizione il suo know-how, a fornire le tecnologie sostitutive che consentano di evitare di utilizzare queste sostanze tossiche che poi ci ritroviamo per anni nelle acque. Lo stesso abbiamo fatto con la coltivazione del tabacco e siamo disponibili a farlo di nuovo ora con altre coltivazioni”.
Le parole di Valentino Mercati hanno provocato la reazione del sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli che, ammettendo che negli ultimi 5 anni Regione, ministero e conferenza dei sindaci della Valdichiana hanno fatto ben poco sul tema ambiente – agricoltura, si è detto disponibile ad avviare un confronto su colture intensive e biologico invitando il patron di Aboca e Federico Vecchioni, l’amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana per superficie utilizzata, presente nel comune di Castiglion Fiorentino con 520 ettari coltivati.
“Ho accettato molto volentieri l’invito del sindaco di Castiglion Fiorentino che ha sul suo territorio due grandi realtà, come la nostra e Bonifiche Ferraresi. Bisogna chiarire infatti che il modello biologico non riguarda solo i piccoli agricoltori, ma interessa anche le grandi aziende”, precisa Mercati. “Il Gruppo Aboca ha sviluppato soluzioni tecnologiche industriali efficaci e vantaggiose anche dal punto di vista economico, alternative alla chimica di sintesi che – come si sa bene – non è biodegradabile, che possono essere utilizzate anche da grandi aziende agricole come Bonifiche Ferraresi. Soluzioni che siamo disponibili a condividere da subito”.