Stop alla coltivazione biologica di prosecco, il Tar dà ragione all’azienda

Un’ordinanza comunale a Vittorio Veneto obbligava a coltivare bio nei pressi di un asilo

di Redazione


L’ordinanza comunale che obbligava un’azienda vitivinicola di Vittorio Veneto alle coltivazioni biologiche nelle vicinanze di un asilo è stata bocciata dal Tar del Veneto. Perché i giudici hanno bocciato la decisione? Perché “non ha carattere di ufficialità” e anche perché le linee predisposte dalla Regione “sono prive di un documento scientifico ed ufficiale proveniente da un’autorità sanitaria pubblica competente in materia di salute e dell’incolumità pubbliche”.

Un pollice verso che non aiuta la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. Il Pd raccoglie l’assist e attacca la Regione chiedendo “una legge per obbligare i viticoltori a non impiegare pesticidi nella coltivazione dell’uva”. È il consigliere Andrea Zanoni a rilanciare la battaglia: “Servono regole certe e chiare, valide per tutti, in modo da evitare provvedimenti a macchia di leopardo inutili e inefficaci”. Serve “una legge per obbligare i viticoltori a non impiegare pesticidi nella coltivazione dell’uva per il prosecco”. Da tempo, scrive Zanoni, “chiediamo una legge regionale con regole certe e chiare, valide per tutti, in modo da evitare provvedimenti a macchia di leopardo inutili e inefficaci, gli effetti dannosi dei pesticidi non conoscono i confini amministrativi dei singoli Comuni”. Il Comune vittoriese aveva agito con le limitazioni in quanto il terreno dell’azienda agricola confina con un asilo, mettendo 70 bambini a rischio di esposizione, soprattutto ai pesticidi usati nelle coltivazioni. Lo stesso Zaia nei giorni scorsi, oltre a ribadire lo stop a nuove piantumazioni di prosecco, aveva evidenziato che “non è vero che non si può coltivare senza glifosato e senza presidi: produrre in modo sostenibile si può”.