Un suolo ricco di materia organica riduce gli impatti della siccità sull’agricoltura
La siccità e gli effetti disastrosi sulle coltivazioni – secondo Coldiretti è a rischio il 30% della produzione agricola del nostro Paese – non sono solo un problema legato alla scarsità di precipitazioni, ma anche allo stato di salute del suolo.
E’ infatti l’acqua immagazzinata nel suolo a soddisfare quasi il 90% della domanda idrica delle coltivazioni. Ma, per riuscire a svolgere questa funzione di stoccaggio, il terreno deve avere una certa percentuale di materia organica. Secondo alcuni studi l’aumento di un solo punto percentuale di materia organica fa crescere la capacità di ritenzione idrica del suolo fino a circa 185.000 litri per ettaro.
Al contrario un suolo impoverito non è in grado di trattenere l’acqua: è a rischio desertificazione, presenta una riduzione dei raccolti, un valore nutritivo ridotto dei prodotti coltivati e un rilascio accelerato di anidride carbonica. In Italia i terreni agricoli hanno in media solo l’1,2% di carbonio organico del suolo (componente della materia organica del suolo). Un valore decisamente preoccupante se si pensa che è molto vicino all’1%, al di sotto del quale un terreno si considera desertificato. E in alcune aree agricole questa soglia è stata già raggiunta.
L’indicazione del Movimento Salva il Suolo è che i governi di tutto il mondo impongano un contenuto organico minimo del 3-6% in tutti i terreni agricoli del loro Paese. Occorre agire velocemente. Dal 2000 ad oggi gli episodi di siccità sono aumentati del 29% in frequenza e gravità, colpendo 55 milioni di persone ogni anno.
Salva il Suolo è un movimento sostenuto dalle Nazioni Unite e dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) per affrontare la crisi globale del degrado del suolo e sostenere i governi nell’attuazione di cambiamenti concreti delle politiche per ripristinarne il contenuto organico del terreno.