Sempre più pesticidi nelle acque, Mammuccini: la soluzione non è alzare i limiti

Per la presidente di FederBio, “occorre trovare soluzioni alternative alla chimica di sintesi”

di Barbara Battaglia


L’inquinamento delle acque causato dai pesticidi usati in agricoltura: è questo il focus del terzo podcast di Cambia la terra. La presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini ha commentato con noi i numeri dell’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) riguardo a questo specifico problema. 

“I dati Ispra – dichiara la presidente di FederBio – ci indicano una cosa molto chiara: negli ultimi quattro rapporti c’è stato un aumento esponenziale del numero delle sostanze rilevate in termini di principi attivi dei pesticidi nelle acque, un aumento dei punti inquinati sia delle acque superficiali sia delle acque profonde, in costante crescita”. 

Nel 2018 sono stati infatti trovati residui di pesticidi nel 77% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 36% di quelle sotterranee. È un trend in ascesa, come abbiamo spiegato in un’intervista al coordinatore del Rapporto Pietro Paris sempre qui su Cambia la terra. Nelle indagini precedenti, relative al 2016, la presenza di pesticidi si rilevava nel 67% dei punti delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee.

“Ogni rapporto – continua Mammuccini – porta dei dati superiori a quello precedente: dal 2012 al 2018 i quattro rapporti sono veramente impressionanti nei numeri che ci forniscono”.

Che fare dunque? “C’è chi pensa di superare questo problema innalzando i limite di tolleranza dei principi attivi dei pesticidi nelle acque. È esattamente il contrario quello che occorre fare. Perchè anzi tutto l’acqua è un bene comune che deve essere disponibile come bene ‘pulito’ per tutti i cittadini. È chiaro che una presenza di veleni di questo tipo non è più tollerabile”, ha aggiunto la presidente di FederBio nel podcast. C’è poi “un effetto cocktail: le sostanze nello stesso campione possono essere tante. Nei dati del 2014 erano 48, “chissà quante sono diventate oggi…E poi i dati scientifici ci dicono che la tossicità può essere notevole anche a dosi bassissime”. 

La soluzione, quindi, è quella di smettere di usare i pesticidi. “La strada è quella di trovare soluzioni alternative alla chimica di sintesi. Ormai il biocontrollo, utilizzando sostanze di origine naturale, micro organismi, funghi, sta facendo passi da gigante. Ci sono investimenti strategici in ricerca e innovazione in questa direzione. Trenta centri di ricerca a livello europeo si sono uniti con un obiettivo: fare a meno dei pesticidi di sintesi chimica da qui al 2030. Questa è la strada da seguire – ha concluso Maria Grazia Mammuccini –  non quella di alzare i limiti”.