Aumentare le sostanze ricercate, rendere più rapide le risposte: queste le indicazioni contenute nel rapporto europeo sul nostro sistema di controllo
di Maria Pia Terrosi
Bene, ma si potrebbe fare di più. In sintesi questo il giudizio espresso dalla Commissione europea sul sistema italiano di controllo dei residui di pesticidi negli alimenti.
Partiamo dalla buona notizia. Secondo quanto si legge nel rapporto della Commissione europea sul sistema di controllo sui residui di pesticidi, l’Italia – oltre ad esaminare un numero di campioni superiori alla media europea – ha un programma che “copre una vasta gamma di prodotti e rischi correlati, con chiare responsabilità e laboratori accreditati” .
D’altra parte però, secondo la Commissione Ue, questo sistema potrebbe essere più efficace se fossero fornite chiare istruzioni sui compiti obbligatori per i laboratori, aumentato il numero delle sostanze controllate e si garantissero tempi più brevi nella comunicazione dei risultati.
Al riguardo il ministero della Salute – si legge nella risposta del governo italiano allegata al rapporto – lo scorso 9 gennaio 2020 ha già trasmesso alle Regioni e ai laboratori nazionali di riferimento una nota con l’invito a dare seguito alle raccomandazioni contenute nel documento.
Il controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti rappresenta una delle priorità sanitarie più rilevanti nell’ambito della sicurezza alimentare ed ha la finalità di garantire un livello elevato di protezione del consumatore.
Dall’ultimo rapporto effettuato dal ministero della Salute, riferito al 2017, è emerso che il numero totale di campioni pervenuti ed elaborati è stato di 8.316, superiore rispetto ai 6.725 previsti. Su questi campioni sono state effettuate complessivamente 1.797.758 analisi alla ricerca di 602 sostanze attive per la frutta e ortaggi e 590 per i cereali. Per quanto riguarda l’ortofrutta il 98,7% dei campioni esaminati è risultato regolare: oltre la metà privo di residui e il 48% con residui inferiori ai limiti di legge (di cui il 27,5% con più di un residuo). Nel caso del frumento il 19,8% dei campioni è risultato positivo ai residui, seppure entro i limiti.