Rame sì/rame no, la diatriba va ormai avanti da tempo e c’è chi dice che i composti rameici usati in agricoltura biologica sono dannosi quanto i pesticidi usati in quella convenzionale. Ma è davvero così?
di Jandira Moreno
Mentre le opinioni contrarie e favorevoli si rincorrono sui nostri quotidiani il 31 gennaio la Commissione europea ha approvato il rinnovo per un anno del solfato di rame nelle coltivazioni biologiche.
Cosa dice il Mipaaf
Il ministero delle politiche agricole è più volte tornato sulla questione dell’utilizzo dei composti rameici in agricoltura biologica ribadendo, che come previsto dal secondo allegato al Regolamento CE n. 889/2008, in questo modello di coltura possono essere utilizzati massimo 6 Kg di rame per ettaro l’anno. Anche se consentito, molti agricoltori del biologico decidono comunque di non farne uso, per non parlare poi dell’agricoltura biodinamica dove l’impiego di pesticidi naturali è vietato.
E in agricoltura convenzionale? Non ci sono limiti. Dunque non si può calcolare quanto rame per ettaro viene utilizzato nei campi agricoli da dove proviene il grosso dei prodotti immessi nel mercato ortofrutticolo. Vogliamo davvero credere che il problema dunque è il rame usato nel bio?
Cosa dice la scienza. Le indicazioni nutrizionali
Il rame contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso
Il rame contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo
Il rame contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario
Il rame contribuisce al mantenimento di tessuti connettivi normali
Il rame contribuisce al normale metabolismo energetico
Il rame contribuisce alla normale pigmentazione della pelle
Il rame contribuisce alla normale pigmentazione dei capelli
Se ingerito è dannoso?
L’UE ha fissato dei consumi di riferimento giornalieri per vitamine e sali minerali. Per il rame, che è un oligoelemento, il quantitativo giornaliero consigliato è di 1 milligrammo al giorno (circa 6 volte la quantità di iodio, 5 volte la quantità di vitamina B9 o acido folico, il 125% della dose di vitamina A ).
Il rame è indispensabile per numerose reazioni enzimatiche, è fondamentale per l’assorbimento del ferro, per la salute del tessuto connettivo e per il metabolismo energetico; deve sempre essere presente nell’alimentazione perché il nostro organismo non ne produce. Per ingerirne un 1 milligrammo dovremmo mangiare 500 grammi di carote o 700 grammi di zucchine o ancora 10 chili di pomodori maturi.
Addirittura le norme europee prevedono che la presenza di rame possa essere vantata con dei richiami in etichetta con la dicitura “fonte di rame” o “ricco di rame” seguite da precise indicazioni nutrizionali.
Come viene usato nel biologico
In agricoltura biologica il rame è utilizzato come un prodotto fitosanitario “di copertura” anche facilmente individuabile sul prodotto edule –perché si applica sulla parte esterna delle piante- e quindi completamente asportabile lavando i prodotti ortofrutticoli. In questo modo il rame non entra nel sistema della pianta.
Secondo la normativa vigente nessun mezzo tecnico che integra o sostituisce scelte opportune sulla genetica e di tecnica agronomica, ovvero di approccio agro ecologico nella gestione agronomica dell’azienda, può essere impiegato liberamente e il suo l’utilizzo deve essere giustificato come necessario e approvato dall’organismo di certificazione.
Come lo usa l’agricoltura convezionale
Il metodo convenzionale usa i preparati rameici oltre che come prodotti fitosanitari anche come fertilizzanti per i terreni facendoli diventare sistemici, il che vuol dire che sono assorbiti nella corrente linfatica della pianta. A questo punto è impossibile rimuoverli con il semplice lavaggio della frutta o della verdura.
Il dual use: perché è pericoloso?
Il problema del rame è il suo accumulo nel terreno e la sua conseguente pericolosità per la microfauna, motivo per il quale da anni i produttori bio hanno un limite di impiego a 6 kg/Ha/anno, che non esiste ancora nel convenzionale dove questo prodotto è ampiamente usato. Anche in questo caso parliamo dunque di un impiego che non è esclusivo per il bio ma dove il bio ha limitazioni molto severe. Oltretutto la pericolosità del rame da accumulo è molto diversa a seconda del tipo di terreno, nelle nostre zone il problema è certamente meno grave che nel Nord Europa.
Usarlo anche come fertilizzante non fa che innalzare i livelli di accumulo nel terreno e quindi di pericolosità per la microfauna. Inoltre la mancata quantificazione delle dosi di rame che vengono usate nel convenzionale rende difficile calcolare l’entità del danno e i tempi di smaltimento di questi prodotti.
La seconda, meno incoraggiante, è relativa alla pubblicazione nel gennaio 2018, da parte di Efsa, del risultato della revisione paritaria sulla richiesta relativa al rinnovo dell’approvazione dei prodotti rameici, presenti nella lista dei prodotti candidati alla sostituzione prevista dal Reg 2015/408/Ue.