Lo chiedono le Commissioni riunite del Senato. La Lipu: “Senza biodiversità non c’è transizione ecologica”
Ok del Senato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea entro la fine di aprile. Con 203 voti a favore, 7 contrari e 24 astenuti, il 1° aprile è arrivato il primo via libera alla risoluzione di maggioranza sull’attuale bozza del piano da parte di Palazzo Madama, dopo quello della Camera. Ma c’è chi chiede più attenzione alla biodiversità. Lo ha fatto la Lipu, commentando il documento delle Commissioni Riunite del Senato, che ha raccolto i pareri di tutte le Commissioni permanenti. Per l’associazione è “un atto di altissimo valore che intende porre rimedio alle gravi lacune in tema di biodiversità dell’attuale bozza del Pnrr e va pienamente accolta”.
Secondo Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu, “il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e il presidente Mario Draghi non possono che correggere il Piano, inserendo finalmente quell’elemento così importante per le nostre vite che è la conservazione del patrimonio naturale. Senza centralità della biodiversità non può esserci alcuna vera transizione ecologica”.
L’associazione ha infatti osservato che “nella proposta di Pnrr la biodiversità è quasi completamente assente”. Motivo per cui le Commissioni hanno chiesto di “riconsiderare tutte le misure proposte nel Pnrr misurandole rispetto alla loro efficacia in termini di tutela della biodiversità e degli ecosistemi, in linea con le indicazioni contenute nella Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, riservando a tale scopo una parte adeguata di risorse”.
Le Commissioni auspicano in particolare che si possa e voglia “tutelare il 30 per cento del territorio nazionale terrestre e marino entro il 2030, a partire dal rafforzamento e dall’espansione dell’attuale rete di aree protette e della rete Natura 2000”. Domandano poi di realizzare un “fondamentale programma di restauro ambientale di larga scala di habitat degradati e reti ecologiche” per “una migliore connettività tra gli ecosistemi”, con particolare attenzione alle zone umide e ai corsi d’acqua. Di “promuovere un programma per impedire l’estinzione di specie animali e vegetali particolarmente minacciate su scala nazionale”.
Di “operare per una gestione più sostenibile della pesca commerciale, agire per “la fruizione turistica e la divulgazione ambientale”, inserire “l’insegnamento dei princìpi di biodiversità e funzionamento degli ecosistemi in tutti i percorsi di formazione”. Infine, si chiede di “promuovere la biodiversità urbana attraverso programmi di forestazione urbana, food-forest, orti urbani, pareti e tetti verdi in aree industriali e aree verdi urbane con maggiore biodiversità della flora”. E di “promuovere infrastrutture verdi multi-funzionali urbane ed extraurbane capaci di produrre servizi ecosistemici”.
Nella relazione delle Commissioni del Senato sull’attuale proposta del PNRR si legge: “In linea con gli orientamenti della Commissione europea, il Piano dovrà, tra l’altro, dedicare almeno il 37 per cento della dotazione al sostegno della transizione verde, compresa la biodiversità, e almeno il 20 per cento alla trasformazione digitale”. E ancora, a proposito della Missione 2, ovvero quella dedicata alla “Tutela del Territorio e della risorsa idrica”, tra le osservazioni si richiama alla necessità di una “adeguata attenzione, anche in termini finanziari, al tema della prevenzione del dissesto idrogeologico e alla tutela della biodiversità”. Tema che oggi è invece “marginale”. Occorre dunque – concludono – programmare “l’aggiornamento e il miglioramento della Strategia nazionale per la biodiversità in linea con la Strategia europea al 2030, anche nell’ambito di un apposito piano nazionale di forestazione urbana e attraverso la valorizzazione del sistema dei parchi e delle aree marine protette”.