Pubblicato un decreto del ministero dell’Ambiente: prevede l’introduzione di pratiche a basso impatto ambientale
di Goffredo Galeazzi
Più biologico in città. La gestione del verde pubblico è un settore chiave per la vita delle città. Ogni anno impegna cifre elevate per la pubblica amministrazione: secondo i dati del ministero dell’Ambiente si stima una cifra superiore a 193 milioni di euro. E un nuovo passo avanti nella gestione professionale del verde pubblico in ambito nazionale è stato fatto con la pubblicazione del decreto del ministero dell’Ambiente “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”, decreto che si applica al servizio di progettazione di nuove aree verdi o riqualificazione di aree già esistenti, servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico e fornitura di prodotti per la gestione del verde. L’obiettivo è favorire manutentori del verde qualificati, interventi rispettosi della vegetazione, formazione continua, coinvolgimento dei cittadini.
Nel decreto sono stati revisionati e adottati i Cam – ossia i criteri ambientali minimi – per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde, un settore che ha un impatto importante non solo dal punto di vista economico ma anche sulla qualità della vita e sul benessere delle persone che vivono nei centri urbani.
I Cam sono i requisiti ambientali che supportano le molteplici fasi del processo di acquisto da parte della pubblica amministrazione per identificare il prodotto o il servizio più valido sotto il profilo ambientale, tenuto conto di quanto offre il mercato. La revisione dei Cam è stata fatta con l’obiettivo di affrontare la tematica della gestione del verde pubblico in un’ottica più ampia e strategica, di medio-lungo periodo, al fine di raggiungere obiettivi di sostenibilità complessiva (ambientale, sanitaria, sociale ed economica) tenendo conto delle indicazioni emerse sia da parte del Parlamento sia da parte di vari organismi istituzionali ed enti di ricerca.
Verde pubblico, sempre più biologico
I nuovi strumenti di pianificazione sono stati pensati per migliorare e valorizzare il patrimonio verde presente nelle città, basati sulla conoscenza effettiva del territorio anche attraverso la realizzazione di censimenti delle vegetazioni locali. Inoltre il decreto prevede l’introduzione di pratiche a basso impatto ambientale sia per la fornitura di prodotti per la cura del verde che per i trattamenti per le piante (ad esempio la lotta biologica e la difesa integrata). In un’ottica di economia circolare il provvedimento favorisce processi virtuosi come il compostaggio, l’irrigazione con sistemi a basso consumo di acqua, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile per il riscaldamento delle serre, l’incentivo alla produzione biologica e cerca di stimolare gli operatori economici meno virtuosi ad adeguarsi alle nuove richieste della pubblica amministrazione. Il decreto parla anche dell’importanza della educazione ambientale come elemento essenziale per aumentare la sensibilità delle comunità verso la tutela del patrimonio arboreo e ambientale.
In altre parole, città più sostenibili per una spinta decisiva verso la circolarità delle risorse
Soddisfatta si è dichiarata la Lipu-BirdLife Italia che, insieme ad altre 12 associazioni ambientaliste, guidate dal Conalpa (Coordinamento nazionale alberi e paesaggio), aveva scritto ai ministri dell’Ambiente e al ministro dei Beni culturali, chiedendo una legge sul verde urbano e la tutela degli alberi, in modo da integrare e rendere più operativa la già esistente legge 10/2013.