Per salvare le api occorre dimezzare i pesticidi

Mentre 1.200.000  firme della campagna “Salviamo le api e gli agricoltori” sono ferme nel cassetto, si moltiplicano le iniziative della società civile a difesa degli impollinatori

Niente caffè, mele, mandorle, pomodori, solo per dirne alcuni. Dalle api e altri insetti impollinatori dipende la produzione di oltre il 75% delle colture alimentari mondiali.  Senza il lavoro delle api sarebbero a rischio raccolti per circa 150 miliardi di euro nel mondo. Tre miliardi di euro solo in Italia.

A rischio la sopravvivenza delle api

Nella Giornata mondiale delle api che si celebra oggi –  20 maggio – questi numeri dovrebbero far riflettere sul ruolo fondamentale svolto da questi insetti la cui sopravvivenza è a rischio. Dagli anni Novanta ad oggi il 25% delle 20 mila specie di insetti impollinatori ha registrato una diminuzione della popolazione. Per quanto riguarda le api, la moria invernale pur essendo un evento naturale, è aumentata di 5 volte rispetto ai 4 anni precedenti.

Numerosi gli elementi che minacciano la sopravvivenza degli insetti impollinatori. Tra questi la perdita degli habitat naturali, utilizzo dei pesticidi, monocolture, cambiamenti climatici.

Che fine ha fatto “Salviamo le api e gli agricoltori”?

Per difendere le api e tutelare l’agricoltura e l’ambiente circa un anno fa sono state depositate 1,2 milioni di firme raccolte in sette Paesi a sostegno dell’iniziativa dei cittadini europei “Salviamo le api e gli agricoltori”. Un’iniziativa che per il momento non ha prodotto alcun riscontro.

“C’è un ritardo anomalo”, risponde in un’intervista apparsa su Huffpost.it  Isabella Pratesi, responsabile del settore conservazione del Wwf. “E questo è inaccettabile, così come è inaccettabile che si continui a rinviare l’applicazione delle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità che, tra le altre cose, contengono le misure necessarie alla protezione delle api. E adesso, con la guerra in Ucraina in corso, non solo si rimanda, ma addirittura c’è chi propone di tornare indietro: in nome dell’emergenza agricola si vuole congelare questa parte del Green Deal. Una follia perché i terreni sottoposti a trattamenti intensivi di chimica di sintesi diventano sempre più poveri e richiedono dosi sempre maggiori di concimi e fertilizzanti per produrre la stessa quantità di cibo. L’unica strategia possibile per difendere la produttività dei terreni è disintossicarli: arrivare al dimezzamento dell’uso dei pesticidi entro il 2030, come stabilito nelle Strategie dell’Unione europea”.

Api e non solo

Mentre la politica sembra latitare aumenta invece la consapevolezza della società civile sull’importanza del ruolo svolto dalle api. E non solo.

“Ogni ape conta” è il nome della campagna lanciata in questi giorni da Coop assieme a LifeGate e all’Università di Bologna. L’iniziativa ha l’obiettivo di riservare a siepi e fiori amici delle api e degli altri impollinatori il 3% della superficie agricola delle 7.500 aziende fornitrici di Coop – si calcola che verranno ospitate più di un miliardo di api mellifere.

Altro punto chiave è quello di far conoscere l’importanza anche delle api meno conosciute, quelle che non producono miele. Le osmie pur non producendo miele sono insetti impollinatori utilissimi anche a monitorare il livello di inquinamento del territorio.

Per aiutarle a sopravvivere saranno posizionali 100 nidi di api selvatiche in aree urbane, adatte anche ad altri impollinatori.

La casa dei fiori

Giardini e corridoi della biodiversità saranno realizzati in tre città italiane – Milano, Bologna e Roma. Il progetto “La casa dei fiori” lanciato da Colussi punta a creare ambienti favorevoli alla sopravvivenza delle api recuperando aree verdi urbane.

Con il coinvolgimento di trecento alunni e alunne di sette scuole primarie e secondarie di primo grado saranno create delle oasi con alberi, arbusti e piantine come ginestre, lavanda, corbezzolo e fillirea selezionate per attrarre e proteggere le diverse specie di insetti impollinatori come api, farfalle, bombi.