Un Report del Rockefeller Foundation ha misurato i costi della produzione alimentare su salute, ambiente, lavoro, concludendo che il vero conto è almeno il triplo di quello che paghiamo alla cassa
Complessivamente nel 2019 i consumatori statunitensi hanno speso 1,1 trilione di dollari per comprare cibo. Considerando i costi di produzione, lavorazione, distribuzione e vendita degli alimenti. In pratica l’intera filiera produttiva. Ma in realtà quel cibo costa il triplo arrivando a 3,2 trilioni di dollari ogni anno.
Lo scontrino infatti non considera i costi legati all’ambiente, salute e lavoro. Se si inserissero nello scontrino il vero prezzo del cibo consumato in Usa triplicherebbe.
A fare una vera contabilizzazione è stato il report True Cost of Food: Measuring What Matters to Transform the US Food System della Rockefeller Foundation, dimostrando quanto l’attuale sistema alimentare sia insostenibile.
Questi costi dei quali non sempre si è consapevoli restano a carico della società. Includono – si legge nel rapporto – i costi dell’attuale sistema alimentare per assistenza sanitaria per malattie legate all’alimentazione e altri impatti sulla salute. E anche perdita del funzionamento dell’ecosistema e della biodiversità a causa dell’uso di pesticidi, della perdita di habitat e del cambiamento climatico; sussidi agricoli; inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria; salari inadeguati per molti lavoratori del settore alimentare.
L’analisi economica del rapporto applica un vero quadro di contabilità dei costi (Tca) per valutare i costi reali e gli impatti del sistema attuale. Il nostro sistema alimentare – si legge – sta fallendo e mancano chiari incentivi per cambiare un sistema che ci sta costando caro. Ecco perché contabilizzare il vero costo del cibo che mangiamo è il primo, necessario passo verso il rifacimento della struttura di incentivi che guida oggi il nostro sistema alimentare.
“Se il tema non viene affrontato – scrive il rapporto Rockefeller – il vero costo del cibo continuerà ad aumentare e contribuirà negativamente al cambiamento climatico, alla diffusione di malattie legate all’alimentazione e alla crescente iniquità.”
L’analisi del rapporto si è però concentrata solo sugli impatti primari del sistema alimentare. Non sono stati inclusi gli impatti secondari sull’ambiente, né quelli legati al benessere degli animali o educativi dovuti all’insicurezza nutrizionale.
“Calcolare con precisione il costo totale può portare a un migliore processo decisionale a lungo termine su salari equi, vivibili e condizioni sicure per tutti i lavoratori. Può promuovere l’innovazione per fornire metodi agricoli più praticabili per gli agricoltori rurali. E può aiutare a proteggere, non a danneggiare, il nostro pianeta. Avvicinandoci al cibo e al sistema alimentare come un investimento e comprendendo i suoi ritorni a valle, abbiamo il potenziale non solo per ridurre il nostro vero costo della bolletta alimentare, ma anche per trasformare il sistema alimentare”, si legge nelle conclusione del rapporto.