Nuovo studio conferma: il glifosato è cancerogeno

L’analisi dei test forniti alle autorità di regolamentazione indica che il controverso erbicida ha il potenziale per causare il cancro nei roditori

di Redazione


Gli studi scientifici disponibili sul glifosato dimostrano la sua potenziale cancerogenicità. La conferma arriva dal tossicologo Christopher Portier, ex direttore dell’American National Toxicology Program (NTP) e ora professore associato presso l’Università di Maastricht (Paesi Bassi), che ha condotto una revisione su tredici studi sugli effetti del controverso erbicida sui roditori.

Quasi cinque anni dopo che il Centro internazionale di ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno”, un nuovo capitolo si aggiunge al dibattito sui pericoli dell’erbicida glifosato. Nell’edizione di febbraio, la rivista Environmental Health pubblica una nuova analisi condotta da Portier da cui emerge che il controverso erbicida è in grado di causare vari tumori nelle cavie animali esposte alla sua azione. La revisione di Portier, rilanciata dal quotidiano Le Monde, ha individuato 37 casi di tumori. In particolare cancri dei tessuti molli, della ghiandola surrenale, dei reni, del fegato e linfomi.

La conclusione a cui giunge il nuovo studio è significativa perché utilizza gli stessi test – la maggior parte dei quali sono stati effettuati dai produttori stessi – che sono serviti da base per i pareri delle autorità regolatorie, in particolare europee e americane. Autorità che, all’unanimità, hanno ritenuto, al contrario, che il glifosato non è potenzialmente cancerogeno. “Se le autorità di controllo”, ha commentato Portier riferendosi tanto a quelle europee che a quella statunitense, ”hanno proceduto ad un’analisi completa di tutte le prove disponibili provenienti dai tredici studi sulla cancerogenicità animale, come fatto in questo caso, è difficile comprendere come siano potute giungere a conclusioni diverse da quella che indicano come il glifosato sia in grado di provocare tumori negli animali da laboratorio”.

Lungo l’iter per ottenere le analisi

E’ stato lungo l’iter per ottenere i risultati delle analisi sottoposte al vaglio delle autorità di regolazione perché solitamente i test riservati non possono essere consultati dalla comunità scientifica: il loro esame è riservato a esperti di agenzie come l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) o l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa).

Nel 2017, i deputati dell’Europarlamento hanno ottenuto dal direttore generale dell’Efsa Bernhard Url copia di questi studi, ma hanno concordato di non renderli pubblici. E’ solo grazie a una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), resa nel marzo 2019, che è stato possibile accedere in modo pubblico ai dati dell’Efsa che poi Portier, il tossicologo americano che ha partecipato a processi attraverso l’Atlantico contro la Monsanto come testimone esperto dei querelanti – ha utilizzato per presentare la sua analisi per la pubblicazione nella letteratura accademica.