Dopo due sentenze di condanna della Monsanto per gli effetti del glifosato sulla salute, l’agenzia federale per l’ambiente (Epa), afferma: “Non ci sono rischi per la salute pubblica se il glifosato è utilizzato secondo le indicazioni dell’etichetta”. Ma nel 2017 denunciava il rischio ambientale provocato dall’uso eccessivo di pesticidi a base di glifosato
di Redazione
Il glifosato, l’erbicida prodotto dalla Monsanto e finito sotto accusa per i suoi effetti sulla salute, non è cancerogeno. Lo afferma un documento dell’agenzia statunitense per l’ambiente (Epa), che si inserisce nel dibattito che negli Usa ha portato a due sentenze di condanna, e a risarcimenti milionari, per i danni subiti dagli agricoltori per l’utilizzo prolungato del glifosato.
Per l’Epa “non ci sono rischi per la salute pubblica se il glifosato è utilizzato secondo le indicazioni dell’etichetta. Il glifosato non è cancerogeno”. “L’Epa non ha riscontrato alcun rischio per la salute pubblica dagli attuali usi registrati del glifosato”, ha detto l’amministratore dell’Epa Andrew Wheeler. “Se avremo intenzione di nutrire 10 miliardi di persone entro il 2050, avremo bisogno di tutti gli strumenti a nostra disposizione, compreso l’uso del glifosato”, ha dichiarato il Segretario all’Agricoltura statunitense, Sonny Perdue.
Rischio basso per le api ma…
Le affermazioni dell’Epa sul rischio per la salute umana, si legge nel comunicato stampa, sono coerenti con le conclusioni delle analisi scientifiche di molti altri Paesi e di altre agenzie federali. Tuttavia se nel 2017 non erano state identificate minacce dirette per la salute umana, non era stato escluso un rischio ambientale nell’uso eccessivo di pesticidi a base di glifosato. Tanto che l’Epa aveva proposto misure per limitarne l’uso, proteggere gli impollinatori e ridurre il problema delle infestanti che diventano resistenti al glifosato. Il prodotto, secondo l’agenzia, presenta una bassa tossicità per le api ma costituisce un rischio potenziale per animali e piante, incluse quelle acquatiche.
Ora, con la nuova amministrazione nominata da Trump, l’Epa torna sull’argomento con accenti molto diversi da quelli del 2017. Nonostante sempre nuovi studi stiano confermando la cancerogenicità del glifosato, già definito nel 2015 probabilmente cancerogeno per gli esseri umani dallo Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa parte dell’Oms.
13mila le cause contro Monsanto
Negli Stati Uniti sono circa 13 mila le cause intentate contro la Monsanto, che ora è controllata dalla Bayer, per il glifosato, accusato di aver prodotto danni alla salute umana. E già due sentenze hanno condannato l’azienda a risarcimenti milionari nei confronti di due agricoltori.
Bayer sostiene che la scienza supporta la sicurezza degli erbicidi basati sul glifosato e ha sempre negato qualsiasi legame tra la sostanza e il cancro. Un recentissimo studio realizzato dal Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini e pubblicato dalla rivista scientifica Environmental Health mostra però un quadro della situazione tutt’altro che tranquillizzante: l’esposizione ad erbicidi a base di glifosato (GBHs), incluso il Roundup, ha causato diversi effetti sullo sviluppo e il sistema riproduttivo in ratti, sia maschi sia femmine, esposti a dosi attualmente considerate sicure negli USA (1.75 mg/Kg/die).
In particolare, l’esposizione a GBHs è stata associata ad alcuni effetti androgeno-simili, incluso un aumento statisticamente significativo della distanza ano-genitale (AGD), sia nei maschi sia nelle femmine, oltre ad un ritardo nel primo estro ed un aumento del testosterone nelle femmine. L’AGD, ovvero la distanza tra ano e genitali, è un marker sensibile per le sostanze che agiscono come interferenti endocrini già a livello prenatale e sono in grado di alterare il normale sviluppo del feto. Si tratta del quarto di una serie di articoli che fanno parte della fase pilota dello Studio Globale sul Glifosato.
I primi risultati della fase pilota dello studio sono stati presentati presso il Parlamento Europeo il 16 Maggio 2018. Le precedenti pubblicazioni scientifiche peer-reviewed hanno mostrato che l’esposizione a GBHs è associata a diversi effetti avversi, inclusa l’alterazione del microbioma dei ratti durante il periodo dello sviluppo, in particolare prima della pubertà.