Il difensore civico bacchetta la Commissione Ue: l’attuale procedura per l’approvazione delle sostanze attive nei pesticidi “solleva preoccupazioni”
di Goffredo Galeazzi
L’Ombudsman dell’Ue ha chiesto alla Commissione europea di interrompere l’approvazione dell’uso di pesticidi potenzialmente pericolosi se i produttori non forniscono dati completi sulla sicurezza: l’attuale procedura “solleva preoccupazioni”. Nella sua lettera alla Commissione il difensore civico dell’Ue ha indicato diverse raccomandazioni per misure volte a migliorare il processo di approvazione e aumentarne la trasparenza.
A suo giudizio “se l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) identifica aree critiche di preoccupazione o non identifica un uso sicuro, la Commissione dovrebbe chiedere chiarimenti all’Efsa prima di approvare la sostanza attiva, in conformità al principio di precauzione”. L’Ombudsman ha inoltre chiesto maggiore trasparenza nel processo decisionale e chiarimenti su come la Commissione giunge alle sue conclusioni sull’uso sicuro in assenza di dati disponibili. E ha ricordato “l’impegno della Commissione Von der Leyen ad agire per ridurre del 50% l’uso complessivo e il rischio dei pesticidi chimici entro il 2030”.
La denuncia di Pan Europe
La decisione fa seguito a una denuncia presentata al mediatore dell’Ue da Pesticide Action Network Europe (Pan Europe) nel 2013, dove si segnalavano approvazioni illegali di sostanze attive nei pesticidi da parte della direzione della Commissione europea responsabile per la salute pubblica e la sicurezza dei consumatori (Dg Sante). “Pan Europe accoglie con favore questa decisione tanto attesa dal difensore civico dell’Ue e chiede alla Commissione europea di rimettersi in carreggiata con le leggi sui pesticidi dell’Ue”, afferma Hans Muilerman, coordinatore dei prodotti chimici per Pan Europe.
Affinché una sostanza attiva di un pesticida possa essere approvata per il mercato dell’Ue, il produttore deve prima presentare una domanda all’Efsa che a sua volta esegue una valutazione scientifica del rischio, volta a fornire la base per l’approvazione da parte della Commissione europea o le condizioni della decisione di approvazione.
Due le questioni esaminate
In particolare, l’indagine del difensore civico ha esaminato due questioni. Una è l’approvazione da parte della Commissione di sostanze attive per le quali l’Efsa aveva individuato l’assenza di un uso sicuro o aree critiche di preoccupazione. L’altra l’approvazione, sempre da parte della Commissione, di sostanze per le quali dovevano essere presentati dati aggiuntivi per confermarne la sicurezza (procedura di conferma dei dati).
La Commissione, pur affermando che le sue pratiche sono conformi alle disposizioni giuridiche applicabili, ha elencato le modifiche e i miglioramenti apportati per affrontare le questioni sollevate e ha informato il Mediatore di diverse misure intese a migliorare il processo di approvazione e ad aumentarne la trasparenza.
Tre suggerimenti alla Commissione
L’Ombudsman sta ora chiudendo l’indagine con tre suggerimenti alla Commissione per garantire che approvi sostanze basandosi solo su usi confermati come sicuri dall’Efsa, che il processo di approvazione sia completamente trasparente e che il ricorso alla procedura di conferma dei dati sia limitato.
“Pan Europe stima che circa 200 sostanze attive che rappresentano un pericolo per l’ambiente e la biodiversità dell’Ue sono state autorizzate dalla Commissione europea in modo illegale e, in alcuni casi, con totale indifferenza per le valutazioni dell’Efsa, che li aveva identificati come non sicuri”, sottolinea Muilerman. Pan Europe ricorda che nella sua risposta preliminare nel 2016, la Commissione aveva promesso al Mediatore di ridurre drasticamente il ricorso alle deroghe per “conferma dei dati”; in realtà ha continuato a utilizzare ampiamente il metodo della deroga.
Secondo Pan Europe negli ultimi cinque anni il numero di approvazioni tramite i dati di conferma è aumentato al punto da rappresentare il 55% delle approvazioni per il solo anno 2019. Pan Europe si unisce al Mediatore europeo “per chiedere al Commissario alla salute Stella Kyriakides di porre immediatamente fine a questa pratica e di conformarsi alla legge e alle valutazioni scientifiche fornite dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare”.