Da Usa e Argentina nuovi studi dimostrano gli effetti dannosi del glifosato sul sistema riproduttivo degli animali
di Maria Pia Terrosi
La ricerca scientifica continua a studiare il rapporto tra infertilità ed esposizione al glifosato. Nelle ultime settimane sono stati pubblicati i risultati di vari studi condotti su animali (dai topi ai polli e alle pecore). Dimostrano i danni al sistema riproduttivo che possono essere causati da questo erbicida.
Un primo studio viene dall’Università statunitense della Georgia che ha analizzato gli effetti dell’esposizione al glifosato sulla salute riproduttiva dei polli da allevamento, la cui alimentazione spesso è basata su mangimi contenenti quote significative di residui di erbicidi. La ricerca ha dimostrato che i polli così alimentati hanno un livello alterato di estrogeni e testosterone e mostrano danni ai tessuti riproduttivi e compromissioni al processo di gametogenesi.
Alterazioni alla funzionalità del sistema riproduttivo si riscontrano anche a bassi livelli di esposizione, di poco superiori a quelli considerati sicuri nell’attuale normativa Usa. Questa conclusione è emersa dallo studio condotto dalla Iowa State University su femmine di topo che esposte al glifosato hanno riportato alterazioni delle ovaie e del numero di follicoli.
I danni al sistema riproduttivo non si riscontrano solo nei soggetti esposti all’erbicida ma si trasmettono anche alle generazioni successive. Secondo una ricerca argentina i figli di ratti, alimentati con dosi di glifosato a partire dal nono giorno di gravidanza fino allo svezzamento dei cuccioli, una volta diventati adulti hanno mostrato problemi di fertilità.
Infine, ricercatori di diverse università argentine hanno verificato che, esponendo al glifosato pecore neonate, nei primi 45 giorni di vita si determinano alterazioni al sistema endocrino, con conseguenze negative sulla funzionalità e sullo sviluppo dell’utero.