Il Sì avrebbe un valore nazionale ed europeo coerente con le sfide del Green Deal. Oggi in Italia ci sono 40 biodistretti che rappresentano il 5,4% del terriotorio nazionale e il 3,5% della popolazione
Mancano ormai pochi giorni al 26 settembre, data in cui i cittadini di Trento potranno pronunciarsi sull’istituzione di un distretto biologico nella provincia. Un’istanza nata dal territorio che si è concretizzata con la raccolta di circa 14 mila firme di persone a favore della nascita del bio-distretto.
“In questi anni di attività sul territorio abbiamo visto come è cresciuta la sensibilità dell’opinione pubblica rispetto al legame tra salute e alimentazione”, ha commenta Elia Gius, titolare negozi L’Origine NaturaSì del Trentino, uno dei sostenitori di questo referendum. “Crediamo che il bio sia un modello agricolo e distributivo sostenibile. Non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità e le generazioni future: vorremmo che sempre più persone possano scegliere il bio non solo come cultura legata al cibo, ma anche come cultura della produzione sostenibile e della trasformazione locale dei prodotti”.
Il bodistretto è un’area geografica naturalmente vocata al biologico dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse. Partendo dal modello biologico di produzione e consumo che libera l’agricoltura e i suoi prodotti dai pesticidi e promuove filiere corte, gruppi di acquisto, mense pubbliche biologiche.
Un recente sondaggio svolto su circa 600 trentini dall’Istituto Xyz Feld per mettere a fuoco il livello di consapevolezza esistente alla vigilia del referendum ha evidenziato che più di 2 cittadini trentini su 3 (il 68%) acquista prodotti biologici. Lo fa sempre il 17,2% e almeno qualche volta il 52,5%. Principalmente gli intervistati dichiarano di preferire un prodotto biologico perché è più sano, in grado di offrire maggiori garanzie di qualità e di salvaguardare l’ambiente e gli ecosistemi.
L’atteggiamento fotografato dal sondaggio appare dunque di buon auspicio per il successo del referendum che rappresenta un passaggio importante per la provincia di Trento che peraltro è uno dei territori italiani con la minore percentuale di terreni coltivati secondo metodi biologici.
“I cittadini trentini hanno l’occasione per avviare una vera transizione ecologica nel loro territorio, con un sì che avrebbe un valore nazionale ed europeo coerente con le sfide del Green Deal”, ha precisato Donatella Bianchi, presidente nazionale del Wwf Italia, “dobbiamo agire con urgenza per limitare l’impatto dell’umanità sull’unica Terra a nostra disposizione, il nostro sostegno al sì in questo referendum in Trentino è convinto e determinato perché siamo consapevoli del ruolo strategico del cibo sano, prodotto da un’agricoltura senza chimica di sintesi, per valorizzare e promuovere il territorio”.
Importante sottolineare che l’adesione al biodistretto in Trentino sarà su base volontaria. I promotori precisano che la vittoria del sì sarà l’avvio di un percorso di trasformazione culturale, di un cambiamento di modello di sviluppo che nel tempo vedrà confluire nella forma distrettuale sempre più aziende e operatori economici essendo più conveniente e adatta ad affrontare le sfide del futuro.
Inoltre il quesito referendario ha introdotto il “principio di prevalenza” che impegnerà il governo della Provincia autonoma di Trento a promuovere le attività di conversione al biologico fino al raggiungimento del 50% della superficie provinciale utilizzata per l’agricoltura, contribuendo così al raggiungimento dell’obiettivo europeo del 25% di superficie agricola in biologico entro il 2030 indicato dalle Strategie Ud “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”.
Secondo i dati diffusi da Rete Rurale Nazionale, i distretti biologici – realtà ormai consolidata in Europa – in Italia hanno conosciuto una rapida espansione a partire dal 2009, anno di costituzione del primo distretto biologico nel Cilento, in provincia di Salerno. Da allora il loro numero è aumentato progressivamente fino ad arrivare agli attuali 40 (32 già operativi e 8 in via costituzione). Oggi i distretti formalmente costituiti rappresentano il 5,4% del territorio nazionale e il 3,5% della popolazione.