Dialogo con Dario Paladini sul suo libro in difesa di “un mondo in pericolo”
Di Barbara Battaglia
Dario Paladini, autore del libro “Io sto con le api – Conoscere, proteggere e amare un mondo in pericolo” (Terre di mezzo Editore, marzo 2021), è giornalista e apicoltore. Lo abbiamo intervistato a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle api, che si celebra il 20 maggio.
Come nasce il tuo percorso come apicoltore e quindi l’idea di questo libro?
L’idea di scrivere “Io sto con le api” mi è venuta quando ho scoperto che in questo magico mondo dell’apicoltura e delle api c’erano tante storie da raccontare. Ho iniziato ad allevare api non pensando di poter coniugare un giorno il mio mestiere di giornalista, che faccio da trent’anni, e l’allevamento di api. Ma poi, anche perché le api sono davvero sentinelle dell’ambiente, ho capito che c’erano davvero tante storie che meritavano attenzione. Le api ci stanno spiegando, se sappiamo leggere il loro linguaggio, cosa sta succedendo all’ambiente che ci circonda. Perciò mi è sembrato importante scrivere un libro che potesse raccontare quanto ho scoperto in questi cinque anni da apicoltore dilettante, con le mie cinque famiglie di api. Ho capito che quei cambiamenti climatici di cui si parla tanto li possiamo vedere anche nei giardini di casa. E che altre grandi tematiche, ad esempio i pesticidi, si vivono e riscontrano anche nella periferia di Milano o in altri luoghi che non immagineresti.
Qual è la cosa più curiosa o inaspettata che hai scoperto sulle api?
Quando ci si avvicina al mondo delle api si hanno due sentimenti: curiosità e paura. La cosa che mi ha sorpreso è che, salvo rarissimi casi, le api quasi non badano alla presenza dell’apicoltore, quasi lo ignorano. Hanno altro da fare, sono impegnate nella loro vita quotidiana, soprattutto quando hanno molto nettare da raccogliere. La regina è impegnata a deporre le uova, le operaie ad accudire le larve e la stessa regina…È un mondo talmente organizzato e laborioso che l’apicoltore è lì per “accompagnarle”, un mondo che non immaginavo.
Scrivi “non riusciamo fino in fondo a rispettare e salvaguardare l’ambiente naturale che ci circonda (anche quello che troviamo in città): non abbiamo un legame, non lo conosciamo. Confondiamo il significato della parola addomesticare con quella di dominare o sfruttare”. Come hai creato tu un legame con le api?
Allevando le api mi sono reso conto, che, come persona nata e cresciuta in città, ignoravo tantissime cose della natura. Per esempio, la magia dell’impollinazione, uno dei meccanismi all’origine della vita e della natura. Ho capito che non basta solo “ammirare” la bellezza di un fiore, un animale, un panorama: c’è da capire di più come la natura funziona. Occorre instaurare una consapevolezza che permetta di percepire cosa sta accadendo intorno. Un esempio semplice, la fioritura: facciamoci caso. Solo con un sentimento più forte possiamo avere un legame maggiore con la natura e quindi cercare di capire come tutelare l’ambiente che ci circonda.
Nel tuo libro si legge: “Sono un giornalista, ma a volte non riesco a capire perché alcune notizie non conquistino i titoli in prima pagina o ampi spazi nei telegiornali”.
Le questioni ambientali che riguardano tutti non trovano il giusto spazio. Una delle storie che ho incluso nel mio libro è quella degli apicoltori del Friuli, in particolare della provincia di Udine, che hanno presentato una serie di esposti, alcuni anni fa, sulle stragi di api causate probabilmente dall’uso e dall’abuso di pesticidi in quella zona. La procura ha avviato le indagini ed è arrivata a sequestrare i terreni di oltre 200 aziende agricole, un fatto senza precedenti in Italia. Questa notizia, a parte i media locali, non ha trovato grande spazio sulle testate nazionali: eppure riguarda lo stile di agricoltura che vogliamo portare avanti, sarebbe un tema di cui discutere.
“Se difendiamo le api ‘solo’ per paura di quel che potrebbe accadere a noi, la storia probabilmente non sarà a lieto fine. Forse bisogna cambiare approccio”, scrivi ancora. Cioè?
Le api in questi anni hanno goduto e godono di buona fama. Soprattutto nel mese di maggio si moltiplicano i servizi e gli articoli giornalistici. Che siano in pericolo – così come molti altri insetti, purtroppo – lo sanno tutti. Però ripetere che stanno scomparendo, con tutti i danni all’agricoltura che ne possono derivare, non basta a salvare le api e l’ambiente. Dovremmo non pensare che la questione ambientale, la conoscenza, l’amore per la natura siano una questione che riguarda solo la vita fuori dalle città. La maggior parte della popolazione in Italia e nel mondo vive nei grandi centri urbani. Non è immaginabile che tutte queste persone vivano pensando che la natura non le riguardi. La natura in realtà ci riguarda tutti, quotidianamente, e dobbiamo ripartire da questa consapevolezza. Anche nel giardino di casa, per esempio piantando dei fiori che possano aiutare le api. Per usare uno slogan che non è solo mio: “Mettete più fiori nei vostri balconi”.