L’Agenzia europea dell’Ambiente fornisce una valutazione aggiornata dello stato di salute di oltre 130.000 corpi idrici superficiali e sotterranei: la situazione non migliora dal 2012. Fertilizzanti e pesticidi sono la principale causa del mancato raggiungimento di un buono stato nelle falde ma anche nelle acque di superficie
di Goffredo Galeazzi
Fiumi, laghi, acque costiere ed estuari italiani sono in condizioni ecologiche migliori dei bacini di superficie di altri grandi Paesi Ue, ma quelle delle falde sono inferiori alla media europea, come peraltro è già stato già evidenziato dall’indagine Ispra sui pesticidi nelle acque italiane. È quanto emerge del rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente sullo stato delle acque Acque europee – valutazione della situazione e delle pressioni 2018, che fornisce una valutazione aggiornata dello stato di salute di oltre 130.000 corpi idrici superficiali e sotterranei monitorati dagli Stati Ue, sulla base dei dati acquisiti e riportati da oltre 160 piani di gestione dei bacini idrografici relativi al periodo 2010 – 2015. Ne viene fuori un’istantanea poco incoraggiante perché, si legge nel rapporto, rispetto alle ultime rilevazioni del 2012 la situazione è rimasta sostanzialmente stabile. Non peggiora, ma non migliora nemmeno. Viene riconosciuto che gli Stati hanno compiuto sforzi notevoli per migliorare la qualità delle acque, perfezionando il trattamento delle acque reflue e riducendo il deflusso di inquinanti dai terreni agricoli. Sono state inoltre adottate misure per consentire ai pesci migratori il superamento delle barriere e per ripristinare ecosistemi acquatici degradati.
Resta il fatto che oltre la metà dei laghi e fiumi europei sono inquinati, con la situazione più critica in Benelux, nella Germania settentrionale e in Gran Bretagna. Il quadro europeo migliora per le acque sotterranee, ma con grandi disomogeneità da un Paese all’altro. Secondo la relazione, solo il 40% dei corpi idrici superficiali monitorati è in uno stato ecologico buono o elevato. Anche se manca all’appello quasi un quinto dei bacini (il 18%), in Italia il 41% ha qualità ecologica buona o elevata, il 14% povera (11%) o cattiva (3%), il 26% moderata.
Rispetto alle acque di superficie, in Europa la situazione delle falde si presenta migliore, ma quella italiana è sotto la media europea. Nell’Ue il 74% delle acque sotterranee è in buono stato dal punto di vista chimico, solo il 58% in Italia dove è classificato come povero il 34% dei corpi idrici monitorati. La situazione è migliore al Centro e nel Nord Est e peggiore al Sud e nel Nord Ovest della Penisola.
I problemi maggiori li creano l’inquinamento da nitrati, ovvero da fertilizzanti, e da pesticidi, con il rapporto che indica nell’agricoltura la principale causa del mancato raggiungimento di un buono stato chimico nelle falde ma anche nelle acque di superficie. L’inquinamento da nitrati in Europa interessa oltre il 18% dell’area dei corpi idrici sotterranei. Si rileva un miglioramento dei corpi idrici solamente quando l’utilizzo dei pesticidi è stato limitato o addirittura vietato.
Le pressioni principali che ostacolano i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Ue, segnala il rapporto, comprendono: barriere come le dighe, la bonifica dei terreni e la canalizzazione, che modificano il flusso dei fiumi o dei corsi d’acqua; l’inquinamento da prodotti chimici in agricoltura e dallo scarico delle acque reflue provenienti dalle reti fognarie. I principali effetti sui corpi idrici superficiali sono l’eccesso di nutrienti, l’inquinamento chimico e l’alterazione degli habitat a causa dei cambiamenti morfologici.