E le aziende produttrici sfruttano il permissivismo del governo di Bolsonaro per realizzare pesticidi vietati in Europa e poi venderli in America Latina
di Redazione
In Brasile cresce il numero di tumori legati all’esposizione ai pesticidi. A rivelarlo è uno studio dell’Università di San Paolo. “Varie ricerche condotte in Brasile hanno indicato un significativo numero di tumori legati probabilmente all’esposizione ad agrotossine”, dice Larissa Bombardi, docente all’Università di San Paolo. Nella sua valutazione sull’acefato (un pesticida il cui uso è proibito nell’Unione europea) l’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria, organizzazione che fa capo al ministero della Salute, sostiene che “a partire dal 2020 il cancro sarà la principale causa di morte in Brasile. Oggi è la seconda causa”.
Brasile, da maggio 169 nuovi pesticidi
Da maggio 2019, sono 169 i nuovi pesticidi approvati in Brasile dal governo di Jair Bolsonaro, di cui 78 contengono ingredienti classificati ad alto rischio per la salute umana dal Pesticide Action Network, una rete internazionale di oltre 600 Ong che si batte contro l’uso dei pesticidi, e 24 sono costituiti in parte da sostanze vietate nell’Unione europea. Un trend che nel Paese latino americano è in atto dal settembre 2016, quando alla guida c’era Michel Temer: da quella data, 1.270 nuovi pesticidi sono stati approvati in Brasile (oltre il doppio di quelli approvati nei precedenti 4 anni), di cui 193 contenti principi attivi vietati nell’Ue.
“Abbiamo riscontrato un’alta incidenza di neoplasie ematologiche come leucemia e linfoma”, ha detto Fabio Franke, oncologo del Charity Hospital di Ijui, cittadina dello Stato del Rio Grande do Sul, “ma anche alcuni tipi di cancro nel tratto gastrointestinale così come casi di tumore ai polmoni: tutti direttamente collegati all’esposizione ai pesticidi”.
La più alta percentuale di tumori negli stati del sud
Stando all’Istituto nazionale sul cancro, nel 2017 la più alta percentuale di tumori è stata riscontrata negli stati del sud – Parana, Santa Catarina e Rio Grande do Sul – dove c’è la maggiore concentrazione di coltivazioni: qui i casi di tumore sono stati 492 ogni 100mila abitanti. L’agricoltura è un settore chiave del Paese, tra i principali esportatori al mondo di caffè, zucchero, soia e frumento. E negli ultimi anni i coltivatori hanno aumentato sensibilmente il ricorso ai pesticidi chimici.
Le aziende produttrici sfruttano questo permissivismo del governo brasiliano, realizzando pesticidi nei Paesi d’origine per poi registrarli altrove: è il caso della tedesca Helm, di Amburgo, che nel 2019 ha registrato in Brasile 9 prodotti vietati in Germania. Tra questi, anche un diserbante a base di paraquat, fitofarmaco vietato in Europa dal 2007 e che dovrebbe essere escluso dal mercato anche nel Pese latino americano a partire dal 2020. Intanto, però, il paraquat è commercializzato in America Latina dalla cinese ChemChina che possiede diversi stabilimenti di produzione nel Regno Unito.
Registrati in Brasile prodotti vietati in Europa
Stesso discorso per l’impresa cinese Adama che dal 2016 ha registrato in Brasile 25 prodotti vietati in Europa, inclusi due a base di acefato, un insetticida organofosfato il cui utilizzo è soggetto a forti restrizioni in Cina dal 2017.
Ancora nel 2019, il Brasile ha approvato tre pesticidi a base di atrazina, un erbicida vietato in Ue dal 2003. Anche in questo caso, i composti a base di atrazina venduti sul mercato brasiliano sono prodotti altrove, dall’azienda svizzera Syngenta, nel 2017 acquisita da ChemChina.