L’agricoltura biologica è menzionata solo in uno dei nove obiettivi del Piano. Nessun cenno agli obiettivi climatici e occupazionali
Nonostante il settore sia in forte crescita, nonostante l’Italia sia tra i leader in Europa, nonostante sia una delle armi più potenti che abbiamo nella lotta ai cambiamenti climatici, l’agricoltura biologica praticamente scompare nella bozza del Piano Strategico Nazionale della Pac presentata dal governo. Questa contraddizione è il punto fondamentale del messaggio inviato da FederBio e Aiab al ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, agli assessori regionali e alle principali organizzazioni di agricoltori italiane.
Il biologico viene nominato infatti solo in uno dei nove obiettivi del Psn. Affidare all’agricoltura biologica solo un ruolo marginale, senza una strategia nazionale, significa perdere opportunità economiche per un settore che dà lavoro a più di 80 mila persone e che rappresenta un’eccellenza italiana. “Con 2,9 miliardi di euro di vendite sui mercati internazionali, l’Italia è di fatto il primo Paese esportatore di biologico” dice la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini sottolineando la crescita del 156% negli ultimi 10 anni. “L’agricoltura bio costituisce quindi un asset fondamentale per lo sviluppo e il rilancio dell’intero sistema agroalimentare nazionale”.
La proposta di FederBio e Aiab è ambiziosa: con un investimento di 900 milioni di euro, distribuiti tramite il Psn e i Psr regionali, possiamo arrivare al 30% di superficie agricola utilizzata (Sau) biologica entro il 2027. Questo permetterebbe all’Italia non solo di superare ampiamente gli obiettivi dati dalla direttiva europea Farm to Fork (25% di Sau bio entro il 2030), ma anche di mantenere il ruolo di leader in Europa in questo campo. Altrimenti, rischiamo di perdere fondi Ue che andranno a competitori diretti come Francia e Spagna.
Infine, nel post-COP 26 risalta ancora di più la mancanza di un impegno concreto a livello ambientale. Il comparto che comprende agricoltura, allevamento e gestione dei suoli è responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra a livello globale. L’agricoltura biologica non solo produce meno CO2 rispetto a quella convenzionale, ma a differenza di questa tutela la salute del suolo, aumentandone le capacità di assorbire carbonio. Tenendo presente che il suolo trattiene circa l’80% del carbonio presente negli ecosistemi terrestri (solo gli oceani ne trattengono di più), ci si aspetterebbe che un approccio agricolo che ne favorisce la salute sia incoraggiato. Invece, in un Psn in cui si fa un gran parlare di sostenibilità e ambiente, l’agricoltura biologica non viene neanche menzionata nell’obiettivo per il clima.
Opportunità economiche ed ecologiche, quindi: è questo che rischiamo di perdere senza una strategia nazionale per il biologico. “Siamo in grande ritardo per un Psn realmente all’altezza delle sfide cui ci chiama l’Europa. Purtroppo, finora tutte le nostre proposte integrative al Psn non sono state accolte pregiudicando così la sfida alla transizione ecologica dell’agricoltura e del sistema alimentare nazionali”, ha concluso Mammuccini.