Il ministro delle Politiche agricole lancia una serie di proposte per agricoltura, ambiente, alimentazione: “Il primo impegno è l’azzeramento dell’uso dei pesticidi entro il 2025”
di Goffredo Galeazzi
“Azzerare l’uso dei pesticidi entro il 2025″. E’ una delle proposte contenute nel manifesto “La tripla A per il futuro dell’Italia: Agricoltura, Ambiente, Alimentazione” lanciato nei giorni scorsi dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e a cui stanno arrivando centinaia di adesioni.
L’obiettivo prioritario è quello di abbattere la chimica in agricoltura. “Il primo impegno è l’azzeramento dell’uso dei pesticidi entro il 2025, ma il sostegno alla ricerca deve andare proprio in direzione di promuovere un’agricoltura ecosostenibile, redditiva e competitiva”. L’attenzione è rivolta anche al benessere animale, “dove si può lavorare ancora a partire dal superamento dell’uso degli antibiotici”.
Il ministro ricorda come il settore biologico italiano primeggi in Europa con 1,8 milioni di ettari e 72mila operatori. “È un risultato dal quale partire per convertire tutto il sistema agricolo alla totale compatibilità ambientale. Si dovrà anche scommettere di più sulle produzioni non alimentari per ridare prospettiva alle zone aride, come è stato fatto con la coltura del cardo per realizzare bioplastiche e prodotti fitosanitari sostenibili”.
Tra gli impegni, il manifesto indica l’azzeramento del consumo di suolo, il recupero di superficie agricola produttiva e di efficienza nel sistema irriguo.
Il manifesto nasce con l’intenzione di proporre modelli inclusivi e sostenibili per dare spazio ad una crescita diffusa e meglio distribuita. Per il ministro, l’orizzonte dell’Italia “è prima di tutto segnato dagli impegni delle Nazioni Unite con gli Obiettivi Sostenibili dell’Agenda 2030. Quelli dell’Accordo di Parigi per affrontare il cambiamento climatico e contrastare con serietà il riscaldamento globale. Quelli della Carta di Milano nata con la straordinaria esperienza di Expo 2015”.
Vorrei FAr presente, al ministro Martina , che senza chimica in agricoltura non si raccoglie nulla di buono. Semplicemente non si produce. Punto. A fronte di consumatori sempre più orientati alla perfezione estetica e organolettica dei prodotti, che in natura non crescono perfetti e belli come il consumatore medio richiede, mi si spieghi con che criterio, si possa fare un. Affermazione talmente stupida e priva di ogni fondamento logico, come l’abilità la chimica in agricoltura. Badate bene che chi vi parla è agricoltore e sa bene cosa dice. Sarebbe inoltre un interesse nostro, degli agricoltori, eliminare la chimica in agricoltura, così si riducono le altissime spese necessarie per produrre bene e fare reddito. Una volta abolita la chimica in agricoltura, semplicemente si elimina l’agricoltura italiana. Produrre le quantità richieste al consumo e fare reddito con prodotti deformati, attaccati da funghi e fitofagi vari, senza antiparassitari chimici è pura fantasia da bambini dell’asilo e condanna. A morte qualsiasi azienda, con i già ridicoli prezzi al produttore, che nessun ministero dell agricoltura ha mai tutelato seriamente negli ultimi 20 anni. Io credo che il ministro Martina dovrebbe venire a lavorare in campagna per un paio di anni, per capire bene che la sua proposta è una cazzata totale.
Il biologico, spesso solo sulla carta, è irrealizzabile su larga scala, impensabile produrre le quantità richieste al consumo, in maniera totalmente senza trattamenti. Oltremodo il prezzo di tali prodotti dovrebbe essere 60 volte superiore per compensare il mancato raccolto e la morte dei frutteti che senza trattamenti durerebbero pochissimi anni. E alla fine per compensare le quantità richieste,grazie alla porcheria della globalizzazione,come stiamo gia’ facendo da anni, importiamo prodotti esteri senza controlli, per speculare sui bassi prezzi e dando da mangiare prodotti fuori controllo,trattati con prodotti chimici qui proibiti da 40 anni, perché cancerogeni, e mischiati coi nostri prodotti italiani, controllati da severi disciplinari di produzione integrata. Io penso che la follia mentale, avvolga il ministro Martina e chi crede che si riesca. A produrre senza alcun trattamento. Sveglia gente, il mondo Delle favole non è realtà.
Caro Enrico
abbiamo l’impressione che nel mondo delle favole ci vivano quelli che come lei non vedono che il 15% della superficie agricola nazionale è già coltivato con metodi biologici, e che – guarda caso – sono proprio queste le scelte che garantiscono il maggior reddito per gli agricoltori. Durante i momenti peggiori della crisi economica, le vendite del biologico sono aumentate al ritmo di 15-20% l’anno, e una buona parte andava e continua ad andare all’esportazione. L’agricoltura biologica certificata si fa e ha successo se le scelte aziendali sono corrette e attente al mercato. Per imparare come farla ci sono i corsi di AccademiaBio (www.accademiabio.it)
15% di superficie agricola nazionale coltivata? Guardatevi le statistiche e vedrete che il 60% e più di questa superficie non produce cibo, ma serve solo a lucrare sovvenzioni pubbliche su cui campano le lobby del biologico, ma non dei veri agricoltori che in 16 anni sono sempre rimasti lo stesso numero.
I dati che lei cita non sappiamo dove li abbia presi. Secondo il rapporto Bio in Cifre 2017 scaricabile gratuitamente sul sito http://www.sinab.it, le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto nel 2016 quota 1,796 milioni di ettari pari a una crescita del 20,4% rispetto al 2015; in termini assoluti sono stati convertiti al biologico oltre 300 mila ettari. Sono aumentati anche gli operatori pari a un incremento di oltre venti punti percentuali rispetto all’anno precedente. L’incidenza percentuale del biologico rispetto ai dati nazionali indica che in percentuale sul totale della superficie coltivata in Italia, il biologico arriva a interessare il 14,5% della SAU (superficie agricola utilizzabile)