Una recente indagine condotta sulle urine di quasi 7mila cittadini dimostra come l’esposizione al glifosato sia un problema di tutti
Novantanove su cento: questa la percentuale di contaminazione da glifosato rilevata in Francia da uno studio che ha analizzato circa 7.000 cittadini. La ricerca – pubblicata su Environmental Science and Pollution Research – è stata condotta tra il 2018 e il 2020 su 6.795 francesi residenti in diverse località del Paese che hanno messo volontariamente a disposizione le proprie urine. Ebbene, nel 99,8% dei campioni è stata rilevata la presenza di glifosato a un livello medio pari a 1,19 µg/L.
Se è vero che il valore medio rilevato di glifosato è di poco superiore alla soglia di 1 µg/L – limite considerato accettabile – appare però preoccupante il livello diffuso di contaminazione evidenziata dallo studio. In pratica non sono solo gli agricoltori o chi vive in aree agricole a essere esposti all’erbicida. Anche bambini, giovani e anziani che nulla hanno a che vedere con i campi coltivati.
Lo studio ha provato a mettere in relazione i valori rinvenuti con l’età dei partecipanti, il sesso, la professione (se agricoltori ad esempio) e le abitudini alimentari. Se l’esposizione professionale si conferma come la più elevata (1,29 µg/L) in particolare tra i lavoratori del settore vitivinicolo (1,56 µg/L), in generale risultano più esposti gli uomini delle donne e le persone che consumano regolarmente acqua del rubinetto o di sorgente. Particolarmente contaminati sono i fumatori di tabacco (il glifosato è impiegato come essiccante prima del raccolto) e chi consuma birra e succhi di frutta.
In testa per livello di contaminazione bambini e ragazzi sotto i 16 anni: 2,05 µg/L. Mentre negli over-67 la presenza di glifosato non supera lo 0,67 µg/L .
“Livelli più elevati di glifosato riscontrati nei partecipanti più giovani possono essere associati ad abitudini alimentari (soprattutto cereali per bambini), fisiologia e metabolismo (i bambini respirano e bevono due volte più degli adulti), attività fisiche, comportamenti e modelli igienici con una maggiore ingestione di particelle di suolo”, hanno commentato gli studiosi.
Al contrario i livelli più bassi di glifosato sono stati registrati nelle persone che seguono una dieta biologica e bevono acqua filtrata.
Ma la realtà – precisano gli studiosi – potrebbe essere peggiore di quanto emerso da questa indagine. Il campione indagato in questa ricerca, infatti, è composto da un’ampia quota di consumatori di alimenti biologici e di non fumatori.
La Francia oggi è il maggior consumatore in Europa di questo erbicida, il cui valore di mercato è pari globalmente a 76 miliardi di dollari (dati 2020).