Produttori e cittadini che si battono a favore della legge a sostegno della produzione e dell’alimentazione bio, un gruppo di agronomi e ricercatori che frena. Mercato contro scienza? È questa la commedia che sta andando in scena. E, come tutte le commedie, trae spunti dalla realtà. Ma la ripropone con un’immagine rovesciata.
di Maria Grazia Mammuccini
Partiamo dall’inizio. Il biologico è spinto da un formidabile aumento della domanda: è un mercato che, in controtendenza, cresce da anni a due cifre. Fattura oltre 5 miliardi di euro, di cui 2 vengono dalle esportazioni. Ha contribuito a modificare in positivo l’immagine dell’agricoltura, promuovendone la qualità e – di riflesso – lo status delle donne e degli uomini che la fanno. Ha contribuito a dare qualche segnale di inversione di tendenza nell’abbandono delle aree interne e dei campi sostenendo così il territorio e il turismo. Mantiene la fertilità del suolo e aiuta, con la sua presenza capillare e con l’attenzione alla tutela della biodiversità e della diversità del paesaggio, ad arginare il dissesto idrogeologico favorito dall’impoverimento del terreno. Rappresenta la scelta prioritaria per giovani e donne che decidono di tornare all’agricoltura, proprio per la qualificazione professionale che richiede e per la capacità di recuperare il legame con il territorio e la comunità locale che sta alla base della nascita continua di biodistretti.
Ora, nel momento in cui il processo di riconversione green ha raggiunto un livello in cui l’agroecologia, su cui si basa il metodo di produzione biologico, è diventata il punto di riferimento non più di una piccola nicchia di mercato ma di oltre sei milioni di italiani che almeno una volta a settimana mangiano bio, nasce una reazione da parte dei settori che si sentono minacciati perché rappresentano altri interessi (ad esempio le multinazionali specializzate nel pacchetto pesticidi-ogm-semi modificati) o perché esprimono un’attitudine culturale (il controllo meccanico della natura) dominante nel ventesimo secolo e oggi in difficoltà.
In questo contesto è arrivata una lettera firmata da 213 fra ricercatori agronomi, tecnici ed esperti di scienze agrarie che chiede di rivedere la legge a favore del biologico approvata il primo dicembre alla Camera con una larghissima maggioranza. La contestazione riguarda una serie di argomenti: dal cambiamento climatico all’impatto ambientale della produzione agricola. ‘Cambia la terra’ affronterà questi temi attraverso l’analisi delle ricerche, le dichiarazioni degli esperti, le scelte delle principali organizzazioni internazionali che si occupano di salute, alimentazione e ambiente.
Di fronte alla grande sfida che i cambiamenti climatici e l’inquinamento pongono al benessere dell’umanità c’è bisogno di più scienza, non di meno scienza. In discussione non è certo il principio scientifico, ma piuttosto la direzione della ricerca, gli obiettivi da raggiungere: devono essere l’interesse collettivo e la buona politica che ne è l’espressione a indicare la rotta da seguire, non le lobby della brown economy che hanno dominato il secolo scorso.