Sfruttati ed esposti ai pesticidi: è la condizione di oltre un milione e mezzo di bambini che lavorano nelle piantagioni di cacao in Ghana e Costa d’Avorio
di Maria Pia Terrosi
Sono quasi un milione e seicentomila i bambini tra i 5 e i 17 anni che lavorano nell’industria del cacao in Ghana e Costa d’Avorio. Bambini sfruttati e per di più costretti a un lavoro ad alto rischio che nel 95% dei casi – pari a 1 milione e 480 mila ragazzi – comporta l’utilizzo di strumenti pericolosi, il trasporto di carichi pesanti e l’esposizione a pesticidi e fertilizzanti utilizzati per la coltivazione delle piante di cacao.
E’ la fotografia che emerge dal recente report “Assessing Progress in Reducing Child Labor in Cocoa Growing Areas of Côte d’Ivoire and Ghana” elaborato dal Centro nazionale di ricerca NORC dell’Università di Chicago. Quasi il 70% del cacao prodotto nel mondo arriva da Ghana e Costa d’Avorio. E di cacao ne viene prodotto sempre di più.
Negli ultimi 10 anni in questi due Paesi la produzione di cacao è aumentata del 62% e la dinamica dei prezzi ha subito forti oscillazioni. Ad esempio, il raccolto eccezionale del 2017 ha fatto scendere il prezzo delle fave di cacao di circa il 30% peggiorando la situazione economica di molti coltivatori. Solo il 7% del prezzo pagato per una barretta di cioccolato, inoltre, è riconosciuto ai coltivatori.
Gran parte del cacao infatti è coltivato da piccole aziende a conduzione familiare (inferiore ai 10 ettari) per le quali questa attività è fondamentale per la sopravvivenza. Lo dimostra il fatto che cresce il numero delle famiglie che – nelle aree monitorate – coltivano cacao: è passato dal 55% del 2008 all’84% del 2018.
In questo contesto, il ricorso al lavoro minorile – ai propri figli – diventa per la piccola azienda uno strumento per contenere i costi. Secondo il rapporto dell’Università di Chicago la quota del lavoro minorile nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio e del Ghana è aumentata del 14%. Passando dal 31% al 45% tra il 2008 e il 2019.
Le piante di cacao vengono trattate con insetticidi, fungicidi, acaricidi ed erbicidi: soprattutto lindano, dichlorvos, piretrine, glifosato, aldrin, dieldrin. Prodotti il cui impiego è complessivamente cresciuto di 5 volte nell’ultimo decennio in queste aree.
Non solo. Spesso questi fitofarmaci sono utilizzati non rispettando le indicazioni e senza indossare i dispositivi di protezione. Un’indagine condotta su 240 piccoli agricoltori del Ghana ha evidenziato che frequentemente nelle piantagioni i trattamenti non sono eseguiti con la frequenza prescritta. Si utilizzano, inoltre, accanto a quelli consentiti, anche prodotti vietati.
“L’esposizione ai pesticidi nei bambini e ragazzi è estremamente dannosa per il loro sviluppo fisico e cognitivo. E gli effetti negativi possono emergere anche a distanza di anni”, ha spiegato in un’intervista Emanuele Biraghi, specialista di un’organizzazione partner dell’Unicef in Costa d’Avorio.