Spostata al 18 maggio la scadenza per la presentazione delle domande di finanziamento al Mipaaf
di Redazione
Agroalimentare, diciotto milioni di euro per finanziare i distretti del cibo e garantire così risorse per il rilancio di filiere e territori. Con questi obiettivi lo scorso febbraio è stato pubblicato il bando del ministero delle Politiche agricole che definisce i criteri perla creazione e il consolidamento dei distretti del cibo. Si tratta di realtà diffuse in tutto il territorio italiano. I termini per la presentazione delle domande di accesso ai contratti di distretto del cibo, originariamente in scadenza il 17 aprile, sono stati prorogati, alla luce dell’emergenza Covid 19,al 18 maggio.
Le finalità di questi distretti sono varie: promuovere lo sviluppo, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.
“Investiamo nella progettazione territoriale”, ha dichiarato in un’intervista la ministra Teresa Bellanova, “per favorire la crescita dell’Italia. Dobbiamo sbloccare energie e investimenti. L’agricoltura e l’agroalimentare sono un motore di idee, progetti, nuovi posti di lavoro. Di futuro. Abbiamo lavorato con le Regioni per mettere a punto un bando, il primo, che dia stimolo a una nuova stagione dei distretti del cibo. C’è molto interesse e fermento in tutti i territori, già questa è una scommessa vinta. L’Italia può essere un laboratorio di buone pratiche, investendo sull’economia circolare, sulla ricerca e su formule più forti di collaborazione tra agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione e istituzioni. Noi ci siamo e vogliamo accompagnare questo sviluppo”.
Proprio in questi giorni anche l’Umbria ha iniziato i lavori per la presentazione del progetto dei distretti del cibo da presentare al Mipaff. Un incontro che ha visto riunite le organizzazioni agricole, le associazioni dell’agroindustria e dei produttori biologici, l’università, gli agronomi e i tecnici del Parco tecnologico agroalimentare 3A.