Tornano le marce a tutela della salute degli agricoltori e dei consumatori.
di Valeria Aloisio
Stop ai pesticidi. Senza se e senza ma. Una richiesta netta che è alla base della marcia che il 19 maggio animerà più di un distretto geografico. Marce o presidi sono previsti a: Codroipo (Udine); Caldaro (Bolzano); Follina (Treviso); Verona; Trento. Un’iniziativa che si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema centrale da molti punti di vista, innanzitutto quello sanitario. Anche Cambia la Terra ha aderito all’iniziativa.
Pesticidi, milioni le persone esposte in tutto il mondo
Milioni di persone in tutto il mondo – spiegano gli organizzatori della mobilitazione del 19 maggio– “sono quotidianamente esposte ai pericoli provocati dall’uso di pesticidi e diserbanti in agricoltura”. E l’impatto sulla salute e l’ambiente “è gravissimo”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – riassume il comitato promotore della Marcia – i pesticidi causano ogni anno circa 200 mila morti su scala globale e secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) circa il 45% del cibo che consumiamo contiene residui di pesticidi. “Queste sostanze chimiche possono contribuire all’insorgenza di diverse forme tumorali e alterare il sistema endocrino con il conseguente aumento delle patologie correlate”. Le persone che vivono e lavorano nelle aree dove si pratica l’agricoltura intensiva con l’uso di prodotti chimici di sintesi – “sono le più esposte, in particolare le donne in gravidanza, i bambini e gli anziani”.
Pesticidi, un danno per l’intero agro-sistema
Un danno per la salute, un danno per l’agricoltura stessa. I pesticidi nel lungo periodo danneggiano l’agro-ecosistema, “compromettendo la produttività del terreno e la qualità del raccolto, distruggendo la biodiversità animale e vegetale. Provocano inquinamento dell’aria, dei terreni e delle falde acquifere, compromettendo la sopravvivenza di numerose specie animali” come insetti pronubi, lombrichi e uccelli. La monocoltura intensiva basata sulla chimica di sintesi, “provoca il graduale depauperamento di una risorsa preziosa” per tutti noi. Quale? Il paesaggio.
C’è un’alternativa?
Si dice spesso che un’alternativa al modello produttivo che fa perno sull’uso della chimica di sintesi non ci sia. Il popolo che il 19 maggio si metterà in cammino contro l’uso di pesticidi crede che invece esista. E che sia a portata di mano. “In alternativa a questo modello – rivendicano gli organizzatori della Marcia – sosteniamo le esperienze agricole come l’agricoltura biologica, biodinamica e le filiere corte, che in questi anni hanno dimostrato di saper coniugare il rispetto per la salute pubblica e l’ambiente producendo alimenti sani e occupazione”. Hanno dimostrato inoltre di valorizzare “la varietà dei prodotti locali, rinnovando la biodiversità, il suolo e l’acqua, creando resilienza e mitigando i mutamenti climatici, proteggendo la salute e il benessere dei nostri figli e di ogni specie vivente. Sosteniamo la transizione verso sistemi alimentari locali, ecologici e diversificati come un imperativo sociale, economico e democratico”.
L’invito alla Commissione europea
La Marcia del 19 maggio porterà un messaggio per la Commissione europea. Qual è la richiesta? “La invitiamo a revocare l’autorizzazione concessa per altri cinque anni all’uso del glifosato; a riformare la procedura di approvazione dei pesticidi e a fissare obiettivi di riduzione obbligatori per tutta la Ue dell’uso dei pesticidi di sintesi per arrivare al bando totale entro il 2030”.
Impegni precisi anche per governo, Regioni e Comuni
Il popolo in cammino della Marcia “Stop pesticidi” fa richieste e chiede impegni precisi anche all’amministrazione centrale e a quelle locali. Impegni per la salute, per il territorio.
Nel dettaglio: applicare il principio di precauzione vietando l’utilizzo dei pesticidi. Occorre attivare controlli e sanzioni idonee, iniziando col vietare definitivamente le sostanze che sono state sottoposte a deroghe e fissando obiettivi di riduzione per gli altri.
E poi: potenziare tutti gli strumenti di controllo e salvaguardia del territorio per evitare sbancamenti, disboscamenti, deturpazione del paesaggio, possibili discariche abusive e cambiamenti delle destinazioni d’uso. E’ necessario vietare nei siti della Rete 2000, nelle altre aree protette e nei bacini idrografici delle zone umide d’importanza internazionale (Ramsar) l’uso di pesticidi valutati nocivi per le specie selvatiche e gli ecosistemi. Infine: difendere e sostenere la sovranità alimentare; azzerare gli incentivi alle produzioni agricole industriali e alle monocolture; favorire e finanziare l’agroecologia.
Un’ultima richiesta è finalizzata alla revisione del Piano d’Azione Nazionale: eliminazione immediata dei pesticidi nelle zone urbane e nelle aree frequentate dalla popolazione. E subito distanze di sicurezza a protezione delle abitazioni, dei terreni coltivati con il metodo dell’agricoltura biologica e biodinamica, dei parchi e giardini pubblici e privati.
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