Arrivare a un’omogeneità delle ordinanze delle amministrazioni comunali è fondamentale nella lotta contro i pesticidi
di Maria Pia Terrosi
Tredici Comuni del Lazio vogliono coordinare la loro azione nella lotta ai pesticidi in agricoltura. Lo stanno facendo i Comuni di Orte, Vasanello, Canepina, Vignanello, Vallerano, Gallese, Fabrica di Roma, Corchiano, Civita Castellana, Castel Sant’Elia, Nepi, Calcata, Faleria – tutti appartenenti al Biodistretto della via Amerina e delle Forre – che nei prossimi giorni si incontreranno per organizzarsi per riuscire a ridurre – se non azzerare – l’uso di pesticidi nel loro territorio. L’incontro si terrà a Fabrica, il Comune che ha firmato una delle ordinanze più severe contro chi abusa di sostanze chimiche nei campi, prevedendo multe salate e controlli anche di notte.
”L’obiettivo principale”, ha annunciato il presidente del Biodistretto, Famiano Crucianelli, “è arrivare a una omogeneità delle ordinanze che regolano l’uso dei fitofarmaci o che, in altri casi, vietano l’uso di alcuni diserbanti come il glifosato”. Creare un fronte comune omogeneo in questa battaglia, superando le differenze tra le normative delle diverse amministrazioni, è infatti fondamentale per ottenere risultati significativi.
Alcuni mesi fa le ordinanze adottate in questi Comuni del Biodistretto sono state duramente contestate da associazioni di produttori di nocciole che avevano chiesto libertà di utilizzare il glifosato nelle loro coltivazioni. “Non recediamo di un millimetro”, ha replicato Crucianelli. “Le ordinanze tanto contestate rappresentano la traduzione in ambito locale di leggi nazionali o regolamenti a livello europeo per quanto riguarda gli agrofarmaci. Dei vademecum. Non esiste – è vero – un quadro di riferimento per quanto riguarda il glifosato, ma esistono prove e controprove dei danni causati da questo tipo di prodotto che giustificano ampiamente tali provvedimenti. La stessa multinazionale che lo produce ha fatto un passo indietro, annunciando di puntare nei prossimi anni su diserbanti alternativi. Non basta questo a far scattare quel principio di precauzione che i sindaci, come autorità sanitaria, possono e devono applicare? Cos’altro serve?”