Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei

Cresce l’attenzione al cibo che mangiamo: non solo alle sue qualità nutrizionali, ma anche agli impatti che produce sull’ambiente e alle implicazioni etiche. In particolare tra i millenials

di Maria Pia Terrosi


Sono sempre di più le persone che anche quando fanno acquisti tengono a mente ambiente e sostenibilità.  L’80% dei consumatori ritiene la sostenibilità un valore essenziale e 6  su 10 sono disposti a tradurre concretamente questa convinzione cambiando le proprie abitudini di acquisto se serve a ridurre l’impatto ambientale.

Secondo una recente indagine condotta da Ibm – Institute for Business Value e National Retail Federation in 29 Paesi e su quasi 20.000 persone, ormai il 40%  dei consumatori sono purpose driven. In pratica al momento dell’acquisto non scelgono solo in base alla convenienza (value driven consumers) ma cercano prodotti in linea con il loro stile di vita e le loro convinzioni. Tra cui appunto la sostenibilità e la tutela ambientale. Questa percentuale sale ancora (al 44%) se gli acquisti riguardano gli alimenti: in questo caso a indirizzare la scelta ai valori quali sostenibilità e ambiente si aggiungono quelli relativi alla propria salute e allo stato di benessere.

Un atteggiamento da mettere in relazione anche con l’interesse crescente da parte delle persone riguardo al cibo che si consuma: dove e come viene prodotto, le sue qualità nutrizionali, la presenza o meno di conservanti, additivi, residui di pesticidi e – non ultimo – le implicazioni etiche relative alla sua produzione (impatti ambientali e allevamenti intensivi per esempio).

Cibo, il 70% in Europa lo preferisce fresco e senza conservanti

Un’indagine della Mintel, società attiva nelle ricerche di mercato, evidenzia che in Europa ben il 70% dei consumatori dice di preferire cibi freschi e senza conservanti. Il che si traduce spesso nella scelta di prodotti biologici. In Spagna il 50% delle persone che scelgono prodotti biologici lo fa per evitare additivi e conservanti, in Italia (42%) per non trovarsi nel piatto residui di pesticidi, sostanze chimiche e ormoni.

Proprio l’Europa sembra trainare questa tendenza. Nel vecchio continente in 10 anni la presenza su mercato di alimenti biologici è passata dal 9 al 17%,(a livello mondiale l’incremento è stato dal 6 al 10%). In buona parte dei casi questi prodotti biologici si caratterizzano come etici e sostenibili: oggi lo sono il 41% rispetto al 23% del 2009.

Un dato particolarmente incoraggiante viene dalle generazioni  più giovani che sembrano essere particolarmente consapevoli della stretta relazione esistente tra produzione del cibo-ambiente- salute. I millenials (tra i 25 e i 39 anni) e i post millenials (la generazione Z dai 18 ai 24 anni) sono particolarmente attenti a consumare cibo fresco, salutare e di qualità, e sono disponibili a pagarlo di più a prescindere dal reddito. Anche per loro le ragioni della scelta si riconducono alla salute, alla sostenibilità e – in maniera più marcata rispetto alle vecchie generazioni – a motivazioni etiche.