Difendere Sorella Terra

Nella Giornata del Creato che si celebra il primo settembre, la Chiesa sprona all’azione per difendere la casa comune. Il ruolo dell’agricoltura

di Maria Pia Terrosi

Una giornata per riflettere sulla cura della casa comune, la Terra. Con questo spirito, dal 2015 il primo settembre i cristiani celebrano la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. In questa data alla preghiera affinché il Creato sia rispettato nel suo essere disegno divino, si unisce una riflessione sulla necessità di agire secondo buone pratiche che non mettano a rischio il pianeta. Adottando stili di vita che possano ridurre lo sfruttamento indiscriminato di risorse naturali. Un processo che, oltre ad alterare gli ecosistemi, ha creato sacche di povertà in tanti angoli del mondo e dato origine a profonde disuguaglianze sociali.  

La riflessione sulla difesa della casa comune sta caratterizzando il pontificato di Papa Francesco. Il tema era già alla base dell’enciclica Laudato Si’,  pubblicata 5 anni fa con un importante riferimento all’agricoltura: “Vi è una grande varietà di sistemi alimentari agricoli e di piccola scala che continua a nutrire la maggior parte della popolazione mondiale, utilizzando una porzione ridotta del territorio e dell’acqua e producendo meno rifiuti, sia in piccoli appezzamenti agricoli e orti, sia nella caccia e nella raccolta di prodotti boschivi, sia nella pesca artigianale”, si legge nell’enciclica”. 

Questo modello, da preferire perché con un minore impatto ambientale, è sempre più a rischio visto che gli agricoltori – prosegue l’enciclica – sono “oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura. Perché vi sia una libertà economica della quale tutti effettivamente beneficino, a volte può essere necessario porre limiti a coloro che detengono più grandi risorse e potere finanziario. La semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente, e quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio che disonora la politica”.

“La minaccia all’ambiente non viene colta in tutta la sua importanza. Eppure la posta in gioco non è più la qualità, ma la conservazione della vita sul nostro pianeta”, ha ammonito oggi il patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo. “Stiamo assistendo alla distruzione dell’ambiente naturale, della biodiversità, della flora e della fauna, all’inquinamento delle risorse acquatiche e dell’atmosfera, al progressivo collasso dell’equilibrio climatico”.  Da qui l’appello del Patriarca: “Non esiste un vero progresso fondato sulla distruzione dell’ambiente naturale. È inconcepibile che si adottino decisioni economiche senza tener conto anche delle loro conseguenze ecologiche. Lo sviluppo economico non può rimanere un incubo per l’ecologia. Siamo certi che esista una via alternativa di struttura e sviluppo economico oltre all’economismo e all’orientamento dell’attività economica verso la massimizzazione del profitto. Il futuro dell’umanità non è l’homo oeconomicus”.

Serve dunque un cambio di passo – come auspicato più volte in questi anni dal pontefice – che renda evidente il nostro ruolo di “amministratori dei beni e non padroni”.