Dicamba: la nuova minaccia sul fronte pesticidi

Il suo uso è associato a un elevato rischio di mieloma multiplo e linfoma di Hodking. I produttori Bayer e Basf hanno perso la prima causa negli Usa intentata da un agricoltore del Missouri

di Goffredo Galeazzi


Nella top ten dei diserbanti da cui guardarsi spunta un concorrente per il glifosato. Si chiama dicamba e secondo alcuni studi è più pericoloso del prodotto da tempo al centro delle polemiche. Il potente erbicida derivato dall’acido benzoico è stato utilizzato in contesti agricoli, industriali e residenziali negli anni ‘60 per tenere sotto controllo le erbe infestanti a foglia larga e le piante legnose. Ampiamente impiegato, storicamente, nell’agricoltura statunitense di mais, soia, cotone e grano, nonostante il suo uso sia diminuito negli ultimi decenni, già dal 2012 è stato classificato tra i primi 20 pesticidi agricoli più comunemente impiegati, anche nelle zone residenziali.

Questo largo utilizzo sta creando problemi a Bayer e Basf che nello scorso febbraio hanno perso la prima causa negli Usa intentata da un agricoltore del Missouri che ha visto distrutto il suo frutteto di pesche di 405 ettari raggiunto dall’irrorazione di dicamba proveniente dai vicini campi di cotone e soia. Alle due multinazionali è stato ordinato di versare all’agricoltore 15 milioni di dollari di danni effettivi e 250 milioni in ammende. Si tratta della prima delle circa 140 cause intentate negli Usa contro il dicamba, prodotto da Monsanto, accusato di provocare estesi danni alle colture.

Dicamba, torna di moda

Un aggiornato studio sulla salute agricola (Environmental Heath Perspectives) ha messo in luce come la recente approvazione di colture resistenti al dicamba, geneticamente modificate, possa portare ad un reincremento del suo utilizzo ed è cresciuto l’interesse sui potenziali effetti di questo erbicida sulla salute umana.

Lo studio ha preso in rassegna utilizzatori di pesticidi nello Iowa e nella Carolina del Nord. Su 49.922 utilizzatori di pesticidi, il 52,9%, ossia 26.412 soggetti, ha detto di aver usato il dicamba. Rispetto agli agricoltori che non segnalano l’uso di dicamba, quelli nel quartile più alto di esposizione presentavano un rischio elevato di cancro al fegato e al dotto biliare intraepatico.

A rendere ancora più pericoloso il dicamba è la sua volatilità, trattandosi di una sostanza che si diffonde rapidamente, colpendo anche coltivazioni vicine che non necessitano del suo utilizzo. Ovviamente a ciò si aggiunge il rischio che possa distruggere specie ornamentali, ortaggi, piante selvatiche che fungono da habitat per gli animali.

Nella sua denuncia l’agricoltore Bill Bader del Missouri ha citato le multinazionali tedesche Bayer e Basf. Durante il processo, gli esperti di Bader hanno detto che la colpa del danno era del Dicamba: nel 2016 l’agricoltore si aspettava un raccolto di pesche eccezionale, ma a metà giugno, “i danni causati dallo spostamento e dalla volatizzazione del Dicamba avevano colpito oltre 700 acri di frutteti”. Gli esperti della Bayer-Monsanto hanno invece sostenuto che i peschi soffrivano di una malattia fungina.

Basf e Bayer respingono le accuse

In un comunicato Basf si è detta “sorpresa dalla decisione della giuria nel caso Bader. La società utilizzerà tutti i rimedi legali disponibili e farà ricorso contro la decisione”. La Bayer ha adottato la stessa linea difensiva di Basf e ha detto che non è d’accordo con il verdetto e ha annunciato un appello.

Resta il fatto che, nonostante Bayer e Basf respingano ogni addebito, gli erbicidi a base di dicamba sono stati accusati di aver provocato danni a migliaia di ettari coltivati negli Stati del Midwest Usa, una delle basi elettorali di Donald Trump, ed è molto probabilmente per questo che nel 2018 la Environmental protection agency (Epa), solitamente di manica molto larga su pesticidi e inquinamenti dopo la “normalizzazione” trumpiana, ha imposto restrizioni sull’uso del dicamba, venendo incontro alle preoccupazioni degli agricoltori.