Clorpirifos: quando la scienza non fa bene il suo lavoro

Alla fine degli anni ’90 due studi condotti sul clorpirifos conclusero che l’esposizione a questo pesticida –  anche ad alti livelli – non produceva effetti dannosi per lo sviluppo neurologico.

di Maria Pia Terrosi


Si trattava dei risultati di test di tossicità condotti da laboratori di analisi, ma finanziati dalle case produttrici, nello specifico dalla Dow (oggi DowDuPont). Da questi test dipendeva la possibilità di ottenere  dagli organismi di controllo  (EPA e EFSA) l’ammissione sul mercato della sostanza. Il clorpirifos – uno dei pesticidi indagati nella campagna di Cambia La Terra “I Pesticidi dentro di noi” – secondo vari studi validati dalla comunità scientifica provoca disturbi significativi nello sviluppo neurologico e nella funzione cognitiva.

Oggi, a distanza di 20 anni, ricercatori indipendenti hanno riesaminato quegli studi (“Developmental neurotoxicity study of chlorpyrifos administered orally via gavage to presumed pregnant rats” del 1998 e “Lack of selective developmental neurotoxicity in ratpups from damstreated by gavage with Chlorpyrifos” del 2000).

Le diverse conclusioni

E questi ricercatori, pur partendo dagli stessi dati, sono arrivati a conclusioni ben diverse. Secondo la ricerca appena pubblicata su Environmental Health (“Safety of Safety Evaluation of Pesticides: developmentalneurotoxicity of chlorpyrifos and chlorpyrifos-methyl”), interpretando correttamente i dati sperimentali presentati negli studi di allora emerge la tossicità del clorpirifos e del clorpirifos-metil. L’affermazione riguarda lo sviluppo neurologico e il cervello nei soggetti esposti alla sostanza in fase prenatale e neonatale.

In entrambi gli studi, alcuni ratti in stato di gravidanza furono esposti a diversi livelli di pesticida in fase di gestazione e nei giorni successivi.

L’esposizione a dosi elevate

L’obiettivo era valutare alla fine dell’esperimento la morfometria cerebrale sia negli esemplari adulti che nei neonati. E anche le funzioni neurocomportamentali dei cuccioli, come l’attività motoria, l’apprendimento e la memoria. Il risultato fu che l’esposizione a dosi basse e medie non produceva effetti sulla morfologia e sul comportamento del cervello. Mentre a dosi elevate si verificavano effetti sui topolini (riduzione del peso totale del cervello) che però non erano ricondotte al clorpirifos.  Per avallare questa conclusione, gli studi calcolarono la media degli effetti prodotti considerando tutte le aree del cervello. In questo modo risultava alterato il dato relativo all’impatto prodotto dal clorpirifos su alcune regioni cerebrali.

Dunque a  rendere possibile un giudizio positivo – il clorpirifos fu ritenuto poco dannoso per l’uomo – furono alcune  metodologiche e manipolazioni scientifiche. Nella corretta valutazione effettuata ora sono emersi invece effetti significativi dal punto di vista della tossicità neurologica del clorpirifos già a  dosi basse e medie .

Secondo uno studio del 2015 l’esposizione prenatale a organofosfati (composti base di molti pesticidi ed erbicidi) fa perdere ogni anno 13 milioni di punti di quoziente intellettivo e provoca 59.300 casi di ritardo mentale. Per un costo valutabile da un minimo di 146 miliardi di euro a un massimo di 194 miliardi l’anno. Cifre tra l’altro sottostimate visto che tengono conto solo delle disabilità intellettive e non delle disfunzioni cognitive meno gravi.

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