Il nuovo monarca inglese dal 1970 è un convinto ambientalista e sostenitore dell’agricoltura biologica
di Maria Pia Terrosi
Re Carlo III ogni anno ha reso pubblica la sua impronta di carbonio annuale, pari a 490 tonnellate annue, a dimostrazione che il suo impegno per l’ambiente non si ferma alle parole.
Il nuovo monarca inglese, infatti, è un convinto ambientalista che in più circostanze ha richiamato l’attenzione su temi come i cambiamenti climatici, la tutela ambientale, le conseguenze dell’inquinamento, l’agricoltura biologica. Lo scorso aprile, ad esempio, Carlo ha sottoscritto un manifesto per la moda sostenibile. Mentre nel 2020 al World Economic Forum di Davos, l’ex principe aveva espresso una forte preoccupazione per le conseguenze del riscaldamento globale: “Il mondo rischia una catastrofe di cui siamo noi stessi gli artefici”.
L’ambientalismo di Carlo risale a molti anni fa. Nel 1970 a soli 21 anni – in anticipo sui tempi – in un intervento al Countryside Steering Committee for Wales sottolineò i rischi per l’ambiente derivanti dall’utilizzo della plastica e quelli dell’inquinamento atmosferico legati al ricorso ai combustibili fossili. “In questo momento ci troviamo di fronte agli orribili effetti dell’inquinamento in tutte le sue forme cancerogene”, dichiarò il principe Carlo. “C’è la crescente minaccia dell’inquinamento da idrocarburi in mare, che quasi distrugge le spiagge e certamente distrugge decine di migliaia di uccelli marini. Poi c’è il problema degli scarichi nei corsi d’acqua da parte di fabbriche e impianti chimici, che intasano i fiumi con sostanze tossiche e si aggiungono alla sporcizia dei mari. O quello dell’inquinamento atmosferico dovuto ai fumi e alle esalazioni”.
Negli anni la consapevolezza del re Carlo è aumentata, estendendosi anche ad altri aspetti di tutela ambientale. Ad esempio all’agricoltura. Nel 1986 l’allora principe Carlo decise di convertire al biologico la sua tenuta di 700 ettari di Highgrove nel Gloucestershire, nell’Inghilterra occidentale. Alla base la convinzione di dover abbandonare il modello agricolo intensivo per salvare la natura e le persone. “Coltivare biologicamente è un’arte, prevede una grande preparazione e bisogna cercare di fare tutto senza disturbare la natura, lavorando in modo intelligente”, ha dichiarato Carlo.
Per dimostrare che il biologico è conveniente, il principe Carlo ha creato negli anni Novanta una etichetta – Dukey Organics – che vende più di 200 prodotti alimentari biologici. Un marchio leader nel settore i cui ricavati vengono dati in beneficenza.
La convinzione di dover adottare un modello agricolo biologico si è rafforzata negli anni. Nel 2011 in un intervento alla Georgetown University di Washington, DC, in una conferenza intitolata “The Future of Food”, ha smentito con fermezza alcuni luoghi comuni sull’agricoltura. “Come sostenitori dell’agricoltura biologica- ha affermato – ci opponiamo alla convinzione secondo cui gli Ogm (organismi geneticamente modificati) forniscono la più grande speranza per nutrire la popolazione mondiale in crescita. L’alternativa – ovvero l’agricoltura biologica – è l’unica soluzione: non solo affronta il problema della carenza di cibo, ma fa anche bene al pianeta”.
Più volte nei suoi discorsi ufficiali il principe di Galles ha criticato le monoculture sostenendo le pratiche agricole biologiche più rispettose della natura e dell’ambiente. “Il segreto è cercare di vivere in armonia con la natura e non contro(…) Dobbiamo ricostruire il rapporto con la natura, che è strettamente collegata a noi, alla nostra vita di tutti i giorni. Invece stiamo distruggendo tutto. Dopo miliardi di anni di evoluzione, la natura è la nostra migliore maestra. Il ripristino del capitale naturale, l’accelerazione delle soluzioni basate sulla natura e lo sfruttamento della bioeconomia circolare saranno fondamentali per i nostri sforzi“, aveva affermato nel 2021 all’apertura della Cop 26 a Glasgow.
La domanda che molti osservatori si pongono oggi riguarda l’atteggiamento futuro di Carlo. Continuerà ad esprimere le sue posizioni da ambientalista anche da re sebbene con interventi più discreti, o piuttosto rimarrà in completo silenzio seguendo l’esempio della regina Elisabetta?