La Corte dei conti Ue: il sistema di controllo per i prodotti biologici nella Ue è migliorato, ma sono necessari ulteriori interventi, dalla vigilanza sulle importazioni alla tracciabilità dei prodotti.
di Goffredo Galeazzi
Import extra Ue, serve attenzione. Il sistema di controllo per i prodotti biologici nella Ue è migliorato, ma sono necessari ulteriori interventi per ovviare alle restanti debolezze riscontrate negli Stati membri, dalla vigilanza sulle importazioni alla tracciabilità dei prodotti. In particolare è indispensabile un rigoroso sistema di controllo che copra l’intera filiera agroalimentare, dai produttori ai trasformatori, dagli importatori ai distributori per fornire ai consumatori la certezza che i prodotti biologici siano effettivamente tali. Lo sostiene una nuova, recente relazione della Corte dei conti europea che ha svolto un ulteriore audit per valutare se la Commissione europea ha posto rimedio alle debolezze descritte nella relazione speciale intitolata “Audit del sistema di controllo della produzione, trasformazione, distribuzione e importazione di prodotti biologici” del giugno 2012.
Cosa è emerso?
Dal recente audit è emerso che il sistema di controllo è migliorato e che le raccomandazioni espresse nel 2012 sono state, in generale, attuate. Nel dettaglio, le autorità competenti degli Stati membri controllati dalla Corte si sono adoperate per migliorare i propri sistemi di controllo. Alcune hanno ovviato alle debolezze riscontrate nell’audit precedente apportando modifiche al quadro normativo, altre migliorando il coordinamento con gli organismi di accreditamento. Inoltre la Commissione Ue ha ripreso le visite di controllo e ha visitato la maggior parte degli Stati membri.
Tuttavia per gli auditor della Corte permane una serie di debolezze già segnalate in precedenza. Tra queste, non è stato armonizzato a livello Ue il ricorso a provvedimenti per far applicare la normativa a fronte delle inosservanze constatate e le autorità e gli organismi di controllo degli Stati membri sono stati talvolta lenti nel segnalare le inosservanze.
“Quando i consumatori acquistano prodotti biologici, fanno affidamento sull’applicazione delle norme vigenti in ogni fase della filiera di approvvigionamento, a prescindere dal fatto che si tratti di prodotti Ue o importati”, ha dichiarato Nikolaos Milionis, il membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “La Commissione dovrebbe adoperarsi, assieme agli Stati membri, per porre rimedio alle restanti debolezze e rendere il sistema di controllo il più efficace possibile. Tale condizione è fondamentale per preservare la fiducia del consumatore nel marchio biologico della Ue”.
Importazioni, qual è il nodo?
Il punto critico riguarda le importazioni di prodotti bio che nel 2018 hanno riguardato oltre 100 Paesi terzi. Gli organismi di controllo equivalenti che operano in Paesi terzi certificano oltre l’80% dei prodotti biologici importati nell’Ue. La parte restante è importata da un numero limitato di Paesi terzi che si ritiene applichino standard equivalenti. La Corte ha riscontrato debolezze nei controlli svolti dagli Stati membri sulle partite in entrata. E ha rilevato anche che, in alcuni Stati membri, i controlli sugli importatori erano ancora incompleti. Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, per molti prodotti non è stato possibile risalire al produttore agricolo, mentre in alcuni casi tale procedura ha richiesto più di tre mesi.
La Corte dei conti ha quindi raccomandato di migliorare la vigilanza sulle importazioni, anche attraverso una maggiore cooperazione con gli organismi di accreditamento e con le autorità competenti di altri importanti mercati di importazione. Infine ha invitato la Commissione a espletare controlli di tracciabilità più esaustivi per i prodotti biologici.