Fioriture eccezionali di alghe anche a causa dell’uso di fertilizzanti in agricoltura. Alcune alghe sono tossiche e il fenomeno potrebbe creare problemi al settore del turismo.
di Redazione
Super fioriture di alghe. Anche a causa dell’uso massiccio di fertilizzanti e chimica di sintesi in agricoltura. Un tappeto verde puzzolente che si estende per chilometri e chilometri. In Bretagna, la penisola nel Nordovest della Francia, ad esempio, le spiagge appaiono così: diverse baie sono praticamente deserte a causa della proliferazione dell’ulva armoricana, un’alga che ha invaso il bagnasciuga. Decomponendosi e andando in putrefazione tiene a distanza bagnanti e turisti.
Come scrive Le Monde, a giugno sono stati contati circa 500 ettari coperti dalle alghe nella baia di Saint-Brieuc, a luglio simile situazione nella baia di Yffiniac secondo le rilevazioni del Centre d’étude et de valorisation des algues, l’istituto che si occupa di monitorare il fenomeno. Un danno per il turismo, naturalmente. Ma ci sono timori anche per la salute: la decomposizione delle alghe rilascia infatti idrogeno solforato. E le alghe verdi hanno causato delle vittime, come il giovane allevatore di ostriche trovato morto nella baia di Morlaix: l’ipotesi è che il gas inalato gli sia stato fatale.
Un fenomeno che non riguarda solo la Bretagna
Ma non è solo la Bretagna in quest’estate 2019 a ospitare insolite fioriture di alghe. La deforestazione massiccia dell’Amazzonia e lo sversamento negli oceani di quantità sempre maggiori di fertilizzanti potrebbero aver alimentato la più grande fioritura di alghe sargasso nell’Oceano Atlantico. A sostenere l’ipotesi è uno studio pubblicato sulla rivista Science condotto da un team di ricerca internazionale che, sfruttando i dati satellitari della Nasa, ha seguito l’evoluzione di quella che viene definita la Great Atlantic Sargassum Belt, un’enorme area di alghe che si estende dalle coste dell’Africa occidentale fino ai Caraibi.
La marea di alghe sargasso fiorita quest’anno si allunga per circa 8.850 chilometri per un peso stimato di oltre 20 milioni di tonnellate. Questo particolare genere di alga è tipico del centro ovest dell’Atlantico (il cosiddetto Mar dei Sargassi) ed è ben noto fin dalle prime traversate oceaniche (lo riporta nei suoi diari di bordo persino Cristoforo Colombo).
Le alghe non rappresentano di per sé un problema per l’ambiente marino: entro determinate quantità, diventano habitat perfetto per alcune specie animali come tartarughe e granchi, oltra a produrre ossigeno. Tuttavia l’eccessiva fioritura registrata negli ultimi 10 anni ha causato danni sia all’ecosistema oceanico che a quello terrestre. Quando grandi quantità di sargasso raggiungono le fasce costiere e muoiono, finiscono sui fondali, soffocando coralli e microalghe. In alcuni casi, gli ammassi possono persino limitare i movimenti di animali marini comi delfini, squali e cetacei.
Nel momento in cui questa enorme massa giunge a riva, inoltre, comincia rapidamente a decomporsi rilasciando idrogeno solforato, il gas con il caratteristico odore di uova marce, che può causare difficoltà respiratorie a chi soffre di asma e ha inevitabili conseguenze sul flusso di turisti nelle zone colpite.
Aumento di fioriture dal 2011
Il team di ricercatori, coordinato dall’Usf College of Marine Science, ha osservato un aumento della fioritura di alghe a partire dal 2011. Nel tentativo di spiegare il fenomeno, gli studiosi hanno provato a metterlo in relazione con il flusso di nutrienti immesso nell’Oceano Atlantico dal Rio delle Amazzoni, il maggiore contribuente alla nascita e allo sviluppo delle alghe sargasso insieme alla risalita di sostanze nutritive dalle profondità delle coste dell’Africa Occidentale: secondo quanto osservato dai ricercatori, l’aumento della deforestazione e dell’uso di fertilizzanti nella foresta pluviale sudamericana ha immesso nell’Oceano una quantità record di nutrienti che a sua volta ha alimentato l’esplosione delle alghe sargasso.