Biodiversità e clima. Nei piani strategici nazionali della Pac c’è ancora molto da fare

Italia bocciata nell’adattamento alla politica agricola comune (PAC).

Sono ancora troppo poco efficaci le misure messe in atto per raggiugere gli obiettivi ambientali e climatici, rendendo di fatto più difficile il necessario processo di transizione ecologica voluto dal Green Deal europeo. Il rischio è che gli obiettivi delle Strategie dell’Unione europea, Biodiversità 2030 e Farm to Fork, non vengano raggiunti. A dirlo sono le analisi pubblicate dai coordinamenti europei di BirdLife e EEB sui Piani Strategici Nazionali (PSN) della PAC, messi in atto da 22 Stati membri dell’Unione europea.

L’Italia è tra i Paesi che non prendono la sufficienza, con una valutazione complessiva del Piano Strategico Nazionale giudicata non efficace. Un quadro non incoraggiante, che si aggiunge a quanto già evidenziato dalle associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura che avevano già fortemente criticato il documento di programmazione 2023-2027 trasmesso il 31 dicembre scorso alla Commissione europea. Ritenevano non sufficienti le azioni messe in atto e le risorse economiche a disposizione.

Ben 18 dei 22 piani strategici ottengono solo un punteggio scarso o molto scarso nelle diverse categorie di analisi. Si fa ancora troppo poco per le aree naturali, le praterie, le zone umide, per contrastare le politiche più dannose e la carenza di investimenti nella lotta ai cambiamenti climatici. Un ‘appena sufficiente’, l’Italia lo guadagna solo negli investimenti economici per la tutela della biodiversità.

Se da una parte c’è una maggiore attenzione del PSN verso l’agricoltura biologica, dall’altra serve un importante cambio culturale da parte delle istituzioni e del mondo agricolo affinché la sostenibilità ambientale venga finalmente percepita come una vera opportunità di sviluppo e rinnovo del settore agroalimentare, e non come un ostacolo.

Inoltre la PAC, nel suo complesso, potrebbe essere un efficace strumento per diminuire, fino ad azzerare, la dipendenza dalle energie fossili (il 30% del metano consumato a livello globale serve per la produzione di fertilizzanti chimici) dei sistemi agroalimentari europei. Così da evitare le ripercussioni economiche causate dall’aumento dei costi per l’approvvigionamento dell’energia.
Non tutto è perduto, gli Stati membri hanno ancora due mesi per mettere a punto una strategia definitiva che sia ambiziosa ed efficace.

Lo studio di Birdlife e EEB ha valutato i Piani Strategici Nazionali per l’agricoltura rispetto alle esigenze di conservazione della biodiversità e di contrasto ai cambiamenti climatici, seguendo una lista di 7 temi chiave. Le valutazioni sono state sintetizzate in un giudizio a “semaforo”.

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