Il Governo ha approvato lo schema di decreto legislativo con le disposizioni di razionalizzazione delle norme sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica. Critiche da FederBio e Consorzio controlli prodotti biologici.
di Goffredo Galeazzi
Un altro tassello a garanzia della produzione biologica. Ma con alcune ombre. Il consiglio dei ministri ha approvato venerdì 16 giugno lo schema di decreto legislativo con le disposizioni di armonizzazione e razionalizzazione della normativa sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica. La normativa attua la delega contenuta nel Collegato agricoltura e aggiorna le disposizioni ferme al 1995, adeguandole anche alle sopravvenute leggi europee. Inizia ora l’iter previsto per la definitiva approvazione.
Per il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il provvedimento garantirà una maggiore tutela del consumatore, del commercio e della concorrenza, unifica in un solo testo di legge la materia dei controlli sulla produzione agricola bio, renderà il sistema dei controlli più efficace anche sotto il profilo della repressione.
In Italia le imprese inserite nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica sono 59.959. Nel corso del 2015 hanno quindi scelto di convertire la propria impresa oltre 4.500 operatori, con un aumento dell’8,2% rispetto all’anno precedente. La superficie coltivata in Italia è di 1.492.579 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 7,5%. Per il ministro Maurizio Martina, “con questo provvedimento introduciamo disposizioni contro i conflitti di interesse, rendendo più corretti e trasparenti i rapporti tra controllori e controllati”.
Le nuove disposizioni “intervengono esclusivamente sugli organismi di certificazione e sugli operatori”. Tuttavia “vengono confermati e rafforzati ruolo e potere dell’Ispettorato centrale repressione frodi del ministero, al cui operato va attribuita la responsabilità principale delle inefficienze e della burocrazia macchinosa del sistema di certificazione del biologico italiano”. Una nota di FederBio critica alcune parti significative del nuovo sistema di controlli. In particolare, “la vigilanza dell’Ispettorato centrale si è rivelata infatti costosa e a tratti inefficace. Non ha effettuato interventi adeguati sugli organismi di certificazione anche a fronte di denunce, e non ha sviluppato attività di coordinamento del sistema di certificazione”, osserva Federbio. “Chiediamo da anni una riforma radicale del sistema di certificazione di settore – dichiara il presidente di FederBio Paolo Carnemolla ricordando di aver “denunciato le inefficienze e i comportamenti scorretti di tutti i protagonisti del sistema di certificazione, anche quando si è trattato di organismi di certificazione soci di FederBio. Abbiamo dato piena disponibilità al ministro Martina a sostenere un provvedimento che intervenisse in maniera drastica su alcune degenerazioni del sistema di certificazione e quindi accogliamo di buon grado alcune novità introdotte dal testo”. Tuttavia “non possiamo accettare che si intervenga in maniera drastica solo sulla parte privata del sistema, ovvero su organismi di certificazione e operatori, con evidenti impatti e oneri, lasciando all’Ispettorato centrale repressione frodi le medesime funzioni e responsabilità per le quali si è dimostrato quanto meno inadeguato, attribuendogli un potere ancora maggiore attraverso un sistema di sanzioni amministrative pericolosamente discrezionale e autoreferenziale”. Carnemolla conclude chiedendosi “che senso abbiano avuto la riforma del Corpo Forestale e la costituzione di un nuovo Comando presso l’arma dei Carabinieri, che comprende anche le competenze del Nucleo antifrodi operante presso il ministero, se questa che è la più grande e qualificata forza di polizia ambientale e agroalimentare in Europa non viene utilizzata a tutela di un settore strategico per ambiente e agroalimentare come il biologico. Una scelta che agevolerebbe anche un maggiore coinvolgimento delle Regioni”.
Critiche al provvedimento del governo vengono anche dal Consorzio controlli prodotti biologici (Ccpb): “Aspettavamo questo testo, ma dopo averlo letto sappiamo che i miglioramenti promessi non ci saranno: il settore del biologico perderà competitività, sarà rallentato e il lavoro di noi organismi di certificazione sarà inutilmente complicato. Tutto questo senza aggiungere alcuna garanzia per i consumatori”, si legge in una nota stampa. Per il Ccpb sono due i principali punti critici: turnover e proprietà degli organismi di controllo. In particolare, sul primo punto, che obbliga a cambiare organismo di controllo dopo 5 anni, il provvedimento “limita la libertà di impresa e aumenta inutilmente i costi delle imprese”. Sul secondo punto, Ccpb rileva che “tutti i settori produttivi hanno pieno interesse per un sistema di controllo e certificazione affidabile e competente. La presenza delle associazioni degli imprenditori garantisce una strutturata rete di imprese che si affida a un consolidato sistema di certificazione”.
“Un intervento atteso e necessario, ma che appare come il risultato di una volontà di trovare in gran fretta e in maniera sommaria la soluzione ad un problema reale”, osserva l’Alleanza delle cooperative agroalimentari, secondo cui sarebbe servita “una maggiore, più adeguata e opportuna concertazione con gli operatori del settore”.
FederBio ricorda, comunque, che il testo su controlli e certificazione del biologico dovrà ora ottenere i pareri delle due Camere e delle Regioni e che il Governo prevede di concluderne l’iter entro febbraio 2018.
Nel dettaglio, il decreto conferma che il ministero è l’autorità competente per l’organizzazione dei controlli e che delega tali compiti ad organismi di controllo privati e autorizzati. Il provvedimento introduce meccanismi a rafforzamento della leale concorrenza e per l’eliminazione dei conflitti di interessi degli organismi di controllo. Per questo gli operatori del biologico non possono detenere partecipazioni societarie degli organismi di controllo che a loro volta non possono controllare per più di 5 anni lo stesso operatore. Contro le frodi, la norma istituisce una banca dati pubblica di tutte le transazioni commerciali del settore biologico fruibile da tutti gli operatoti del sistema.