Le Bps devono smettere di finanziare le aziende dell’agroindustria. Un’indagine del The Guardian evidenzia le contraddizioni
Lo scorso 20 ottobre a Roma durante il Finance in Common Summit oltre 500 banche pubbliche di sviluppo (Bps) di tutto il mondo si sono impegnate a dare il loro contributo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. In pratica a orientare i loro investimenti per sostenere le realtà del settore agricolo in linea con modelli di sviluppo sostenibile.
Speriamo che gli impegni assunti durante il vertice di Roma si traducano in una concreta inversione di rotta. Al momento, infatti, le Bps investono miliardi di dollari per finanziare aziende di allevamenti intensivi, di fatto consolidando modelli agroindustriali fortemente impattanti per clima e ambiente in termini di perdita di biodiversità ed emissioni.
Secondo un’indagine del Guardian e del Bureau of Investigative Journalism, negli ultimi dieci anni le banche di sviluppo hanno investito nel settore dell’allevamento industriale più di 4,6 miliardi di dollari. Più della metà di queste risorse finanziarie (2,6 miliardi di dollari) sono arrivate solo da due banche – la World Bank’s International Finance Corporation (Ifc) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
“A giugno – scrive The Guardian – il consiglio dell’Ifc ha approvato un prestito di 50 milioni di dollari per Pronaca, la quarta società più grande dell’Ecuador, per incrementare la produzione intensiva di suini e pollame. Un progetto che sta andando avanti nonostante l’opposizione di gruppi internazionali ed ecuadoriani tra cui le comunità indigene che affermano che le loro acque e le loro terre sono state inquinate dalle attività dell’azienda.
Negli ultimi anni la Banca interamericana di sviluppo ha aumentato di oltre venti volte i suoi investimenti in aziende zootecniche industriali in America Latina e nei Caraibi”. Operazioni che, secondo il Guardian che cita vari episodi e varie fonti, a volte hanno il sapore del greenwashing.