Al progetto, finanziato con 4 milioni di euro nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, partecipano il Centro agricoltura alimenti ambiente della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e dell’Università di Trento con 15 istituzioni europee. In Italia, per la fase operativa, saranno in campo le aziende bio coordinate da FederBio
Cercare alternative al rame e agli insetticidi nelle colture di maggiore interesse per il Trentino, facilitando l’adozione di strumenti e tecnologie sicure per l’ambiente e nel contempo economicamente sostenibili per gli agricoltori: è l’obiettivo del progetto a cui partecipano il Centro agricoltura alimenti ambiente della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e dell’Università di Trento, con il centro di ricerca della Fem (Fondazione Edmund Mach) e 15 istituzioni europee.
Il progetto, finanziato con 4 milioni di euro nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 e presentato a fine maggio in Belgio “è il primo risultato – spiega Andrea Segrè, presidente Fem – dell’accordo tra la Fondazione Edmund Mach e l’Università di Trento. L’unità mista di ricerca garantisce maggiore competitività e reperimento di risorse. Quasi un quarto del budget verrà destinato alla sperimentazione diretta nelle aziende biologiche”.
L’iniziativa scientifica, coordinata dal più importante centro per la ricerca in agricoltura biologia in Europa, il Forschungsinstitut fuer Biologischen Landbau Stiftung (Fibl), durerà quattro anni, e punterà a trovare soluzioni innovative più facilmente e velocemente trasferibili nel mondo produttivo; la fase di sperimentazione coinvolgerà le stesse aziende agricole biologiche coordinate a livello europeo dall’International Federation of Organic Agriculture Movements European Union (IFOAM-EU).
Il presupposto dello studio è l’interesse crescente del consumatore e dei cittadini nei confronti dell’agricoltura biologica e dei prodotti alimentari coltivati con questo approccio.
Per l’Italia parteciperanno alla fase operativa le aziende coordinate da FederBio, realtà che già collabora con Fem dal 2017.
I ricercatori saranno impegnati soprattutto nella ricerca e sviluppo delle alternative al rame come fungicida, in particolare in viticoltura. Nello specifico si sta lavorando, in collaborazione con un’importante industria, su un principio attivo naturale che si trova in natura in quantità minimali, ma si può ottenere su scala industriale mediante un processo enzimatico a partire da ingredienti alimentari. Il principio attivo è stato già testato in vigneto con buoni risultati.
Il secondo filone di lavoro è la sostituzione degli insetticidi, soprattutto quelli a base di oli minerali, con metodi basati su vibrazioni che disturbano la riproduzione degli insetti. Nel progetto si lavorerà anche su un nuovo prodotto derivato da una pianta (un lontano parente del fagiolo) che agisce sull’apparato digerente degli insetti, ostacolandone lo sviluppo e la crescita delle popolazioni.
Anche l’IFOAM Europa si sta adoperando per trovare alternative all’uso del rame in agricoltura biologica e ha pubblicato un documento nel quale viene presentata la strategia per ridurre al minimo il suo utilizzo. Il rame è un oligoelemento e un micronutriente essenziale: non è utilizzato solo nella protezione delle piante contro le malattie batteriche e fungine, ma anche come fertilizzante fogliare e come integratore nell’alimentazione animale.
Attualmente il rame è approvato come principio attivo nel prodotto fitosanitario (PPP) per oltre 50 diverse malattie in viticoltura, orticoltura, luppolo, orti e seminativi.