Un’amministrazione, in provincia di Cremona, attenta alla salute dei cittadini e alle politiche di inclusione. L’intervista al sindaco Maria Grazia Bonfante.
A Vescovato, comune di 4 mila abitanti in provincia di Cremona, si conosce con precisione anche il numero di alberi presenti nel territorio e il loro stato di salute. Basterebbe questo per far capire l’attenzione che l’amministrazione ha verso l’ambiente e che si trasferisce in molti settori , dalla gestione dei rifiuti, alla tutela del suolo, alla lotta ai pesticidi.
Maria Grazia Bonfante, sindaco di Vescovato, ci racconta l’esperienza del suo comune, uno dei primi in Italia ad aver regolamentato in materia di fitofarmaci, ad aver attivato orti urbani totalmente biologici e ad aver svolto un’indagine a tappeto per conoscere lo stato di salute dei propri cittadini così da capire cosa fare per tutelarli meglio.
Due anni fa l’amministrazione di Vescovato ha chiesto all’Agenzia Tutela della Salute di Cremona di svolgere una indagine conoscitiva sullo stato di salute dei cittadini. Per quale motivo?
Siamo stati il primo comune nella provincia di Cremona a farlo, poi si sono aggiunte anche altre amministrazioni. Ora la Ats sta analizzando i risultati dello studio per ricercare le possibili cause delle patologie presenti nella cittadinanza e individuare potenziali rischi attuali o remoti. Il rapporto tra salute e ambiente è una materia molto delicata: non siamo ancora pronti a raccontarlo in modo aperto, ci sono molte resistenze, ma occorre che i cittadini sappiano cosa stanno pagando in termini di salute. Avere questi dati per noi è importante per poter prendere le decisioni corrette e attuare le politiche più idonee di tutela in termini di precauzione e prevenzione.
A partire dal bando per i pesticidi….
Per quanto riguarda i pesticidi e i diserbanti, da gennaio 2018, ne abbiamo vietato completamente l’uso nelle aree verdi pubbliche del comune – piazze, parchi, cimiteri – utilizzando tecniche alternative meccaniche e il pirodiserbo per eliminare le erbacce. I risultati sono ottimi anche se, come ovvio, sono necessari interventi più frequenti per tenere sotto controllo le erbe infestanti. Ma, dopo una prima fase più difficile, i cittadini hanno capito bene le ragioni di quello che stavamo facendo e oggi sono loro stessi – più consapevoli degli effetti dannosi di queste sostanze sulla salute – a segnalare all’amministrazione l’uso improprio di fitofarmaci.
Qual è il prossimo obiettivo per quanto riguarda i pesticidi ?
Ora il passaggio successivo è sensibilizzare l’intera cittadinanza a non usare pesticidi e diserbanti neppure nei loro giardini privati e poi eliminarli del tutto dall’intero territorio comunale, comprese le aree agricole. Ma non sarà facile. Vescovato è un comune agricolo dove si coltiva soprattutto mais, e con molti allevamenti intensivi (circa 76mila i capi allevati).
Il risultato degli impatti prodotti dagli allevamenti e dall’utilizzo di pesticidi – in alcuni casi gli agricoltori fanno 3 trattamenti l’anno sulle loro coltivazioni – è un suolo inquinato e impoverito. In questa situazione sensibilizzare gli agricoltori non è facile. Per questo abbiamo già organizzato alcuni incontri tra gli coltivatori ed agronomi – tra cui Carlo Modonesi dell’Isde – per illustrare le alternative ai pesticidi.
Gli orti urbani biologici possono rappresentare una sorta di modello da seguire?
Certo, l’esperienza degli orti urbani s’inserisce in questo contesto. Si tratta di aree edificabili di proprietà del comune che l’amministrazione ha deciso di mettere a disposizione dei cittadini a patto che vi si coltivino frutta e ortaggi con metodi esclusivamente biologici e senza utilizzo di fitofarmaci. Al momento sono stati assegnati a famiglie e a migranti residenti nel nostro territorio già 20 appezzamenti in centro città. Stiamo lavorando per rendere disponibile un’area più grande fuori città dove potrebbero essere coinvolte anche persone per le quali poter coltivare questi prodotti sarebbe utile per il sostentamento, uscendo da una logica di puro assistenzialismo.