Gli Stati membri dell’Unione europea hanno espresso il loro sostegno alle nuove regole per l’agricoltura biologica che beneficerà di un quadro giuridico semplificato per tutti i produttori della UE o di paesi terzi. FederBio chiede un forte impegno da parte delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri a lavorare insieme per affrontare immediatamente le rilevanti debolezze che ancora esistono nel testo attuale. Per Ifoam UE il testo include ancora una serie di incoerenze e errori che renderanno molto difficile l’attuazione pratica
di Goffredo Galeazzi
Gli Stati UE hanno espresso il loro sostegno alle nuove regole per l’agricoltura biologica che beneficerà di un quadro giuridico semplificato per tutti i produttori siano della UE o siano di paesi terzi che esportano nella UE. Si tratta delle nuove regole sulla produzione biologica e sul marchio dei prodotti bio sulle quali era stato raggiunto un accordo con il Parlamento UE a fine giugno. Il nuovo regolamento si applicherà dal gennaio 2021. Prevede l’armonizzazione di molte norme di paesi UE, modifiche su controlli e importazioni di prodotti bio in Europa e introduce novità come la certificazione di gruppo per le piccole aziende.
Il settore dell’agricoltura biologica, nell’Unione europea, vale 27 miliardi di dollari e ha registrato una crescita del 125% in 10 anni.
Nel voto di lunedì del Comitato permanente agricoltura, tre Paesi si sono astenuti (Belgio, Germania e Ungheria) e ben sei hanno votato contro (Cipro, Lituania, Finlandia, Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia). E questa mattina con 29 voti a favore, 11 contrari e 4 astenuti la Commissione agricoltura del Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento Ue sul bio. La proposta di riforma presentata dalla Commissione nel 2014 deve adesso essere adottata formalmente dai ministri UE in Consiglio e dall’Europarlamento in seduta plenaria.
I negoziati sono durati tre anni e l’importanza dell’accordo è che le nuove regole metteranno fine al sistema delle eccezioni. Misure di precauzione più rigorose ridurranno il rischio della contaminazione accidentale per le sostanze non autorizzate. Le norme si applicheranno ai prodotti vivi e non processati, inclusi i semi. Ma anche a quelli processati, che otterranno il riconoscimento solo se almeno il 95% degli ingredienti sono bio. Il regolamento prevede controlli stretti lungo la catena dell’offerta che coinvolgeranno tutti gli operatori almeno una volta all’anno e ogni due anni se non viene intercettata alcuna frode nei tre anni precedenti. I controlli saranno a carico delle autorità nazionali.
Le importazioni dovranno rispettare gli standard UE: le regole di equivalenza, che richiedono che i paesi non UE rispettino standard simili ma non uguali a quelli dell’Unione, saranno superate gradualmente in cinque anni. Per evitare rotture nell’offerta, la Commissione può per un periodo di due anni prorogabili, permettere l’importazione di prodotti specifici anche se non pienamente nel rispetto degli standard Ue (ad esempio nel caso di condizioni climatiche specifiche).
I produttori saranno obbligati ad applicare misure cautelative per evitare contaminazioni: in caso di presenza sospetta di pesticidi o fertilizzanti non autorizzati, il prodotto finale non dovrebbe avere l’etichetta bio fino a quando non siano effettuate ulteriori indagini. Se la contaminazione è deliberata o il produttori non ha applicato le nuove misure cautelative, perderà lo status bio. La produzione mista di alimenti convenzionali e non sarà permessa a condizione che le due attività siano chiaramente ed effettivamente separate.
Gli Stati che attualmente applicano soglie per le sostanze non autorizzate nel cibo bio come i pestici, potranno continuare a farlo se permettono agli alimenti bio di altri paesi Ue di accedere ai loro mercati.
Christopher Stopes, presidente Ifoam UE (la Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica), “riconosce l’enorme sforzo compiuto dalle istituzioni per migliorare il testo, prendendo in considerazione una serie di preoccupazioni evidenziate dall’Ifoam UE e alcuni miglioramenti sono stati apportati, risolvendo anche alcune delle incongruenze precedentemente evidenziate”. Tuttavia, la mancanza di una forte maggioranza nel Comitato permanente agricoltura, aggiunge Stopes, “ha dimostrato la fragilità di questo testo. Paesi come l’Austria (la più grande quota di terra organica) e la Germania (il più grande mercato dell’UE) non hanno appoggiato il testo poiché include ancora una serie di incoerenze e errori che renderanno molto difficile l’attuazione pratica”.
Matteo Bartolini, vice presidente di FederBio con delega ai rapporti con l’UE, riconosce “lo sforzo compiuto dalle Istituzioni per migliorare il testo iniziale della Commissione, anche prendendo in considerazione alcune richieste dei produttori biologici come ad esempio la certificazione di gruppo e la protezione del valore produttivo europeo nei confronti di importazioni da Paesi extra UE con garanzie e quindi costi spesso inferiori”. Il settore biologico continua a crescere in Italia e nel resto dell’Unione europea, ricorda Bartolini, “e quindi siamo impegnati a tutelare con forza la fiducia che in esso ripone il cittadino. Chiediamo pertanto un forte impegno da parte delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri a lavorare insieme per affrontare immediatamente le rilevanti debolezze che ancora esistono nel testo attuale, in particolare per quanto riguarda le soglie di contaminazione accidentale da pesticidi non ammessi”.
Per Eduardo Cuoco, direttore di Ifoam UE, “il movimento ha una visione ambiziosa e richiede un regolamento in grado di sostenerne lo sviluppo mantenendo la fiducia dei consumatori nei prodotti biologici. Adesso, sebbene siano stati apportati miglioramenti rispetto alla proposta iniziale del 2014 e molte delle raccomandazioni dell’Ifoam UE sono state riprese nel testo finale, il nuovo regolamento è ancora lontano da un testo ideale”.