A Conegliano si vota per lo stop ai pesticidi

A distanza di più di un anno dalla raccolta delle firme, il 24 novembre i  cittadini di Conegliano potranno pronunciarsi sull’abolizione dei pesticidi in agricoltura.

di Maria Pia Terrosi


I 28 mila abitanti di Conegliano, in provincia di Treviso,  potranno decidere della propria salute: sembra essere arrivata a conclusione la vicenda del referendum consultivo sull’abolizione dei pesticidi in agricoltura.  Il collegio dei garanti ha infatti dichiarato ammissibile il referendum consultivo richiesto dal comitato promotore più di un anno fa, indicando il 24 novembre come data utile in cui votare. Per essere considerata valida la consultazione dovrà raggiungere un quorum e sarà necessario un successivo passaggio in consiglio comunale.

Prima dell’estate il referendum era stato sospeso dal collegio dei garanti, prendendo atto di quanto scritto nel regolamento comunale di Conegliano che stabiliva: “Ogni attività ed operazione relativa al referendum è sospesa nel periodo compreso fra la pubblicazione del decreto di indizione di elezioni politiche, europee, amministrative o consultazioni referendarie nazionali o regionali e i 3 mesi successivi alla data fissata per le elezioni medesime”.

Tutto considerato ci è voluto più di un anno per arrivare alla consultazione. La vicenda era iniziata un anno fa – a settembre 2018 – quando partì la raccolta delle firme per  indire il referendum. In un solo giorno furono raccolte centinaia di firme. Successivamente tutte le firme necessarie – anzi di più – furono consegnate in Municipio dal Comitato Conegliano senza pesticidi insieme a Marcia stop Pesticidi.

Quella di Conegliano è un’esperienza di particolare interesse perché rappresenta problematiche condivise da molti altri Comuni del territorio veneto, dove viene utilizzato un modello agricolo ad alta intensità che inquina, altera il paesaggio e mette a rischio la salute dei cittadini. Il Veneto, infatti, è la regione italiana con i livelli più alti di consumo di pesticidi (quasi 12 chili per ettaro, contro una media italiana di 5 chili), forti impatti ambientali, inquinamento delle acque, problemi sanitari della popolazione (agricoltori in primo luogo), perdita di biodiversità.

I promotori del referendum chiedono di affrontare senza indugio il tema degli impatti prodotti dall’uso dei fitofarmaci, considerato anche che sono sempre più frequenti le denunce da parte dei cittadini per un uso scorretto dei pesticidi. Ad esempio: trattamenti in orari non permessi, mancato rispetto delle distanze di sicurezza e in prossimità di edifici scolastici.