Patuanelli: “Il biologico è la risorsa strategica per uscire dalle crisi”

Al Convegno di FederBio il biodecalogo per accelerare la transizione agroecologica

 “C’è il rischio che si utilizzi la crisi internazionale che stiamo vivendo come pretesto per retrocedere, per bloccare il percorso della transizione ecologica in campo agricolo. Mentre invece il biologico è una risorsa strategica per uscire dalla crisi”. Queste le parole del   ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, al convegno organizzato il 10 maggio a Roma da FederBio assieme alle altre associazioni del biologico (Aiab, AssoBio, Associazione per l’agricoltura biodinamica).

Un incontro pensato anche per celebrare il successo della legge sul biologico, finalmente approvata dopo anni di ritardo, e per fare il punto sul futuro prossimo del biologico, sui passi da compiere per accelerare il percorso verso un’agricoltura più pulita e un’alimentazione più sicura.

“La legge è stata un passo importantissimo – affermano le associazioni organizzatrici – per l’intero Paese e per la sua capacità di avviare un vero percorso verso la sicurezza alimentare e ambientale, anche e soprattutto nell’attuale quadro geopolitico. Ogni anno chiudono in Italia 30.000 aziende agricole a conferma che in molti casi l’agricoltura convenzionale non è in grado di garantire un reddito adeguato agli agricoltori. Con il biologico, che cura la fertilità della terra, valorizza la qualità dei prodotti e del territorio rilanciando circuiti locali di produzione e consumo, una parte di questi agricoltori potrebbero rimanere in campo, assicurando al nostro Paese una riserva strategica di cibo”.

Due visioni del modo di produrre cibo

L’affermazione di un modello agroalimentare sostenibile basato sul biologico appare dunque l’unica via possibile. Rispetto a questo scenario si moltiplicano però le resistenze. Lo hanno dimostrato i toni eccessivamente accesi che hanno accompagnato la legge sul bio e -più di recente – la dichiarazione dei vertici del colosso agrochimico Syngenta che sono state definite sia da associazioni ambientaliste che agricole un attacco diretto a tutto il mondo del bio.

“Sta emergendo un problema legato a due visioni del modo di produrre cibo”, ha risposto Patuanelli. “Non vorrei che si facesse strada l’idea di un futuro in cui ci alimentiamo tutti con le pillole”. Il ministro ha spiegato che non si tratta solo di difendere gli interessi del nostro Paese e del made in Italy alimentare, ma che è in gioco il rapporto tra cibo e democrazia e che la scommessa è produrre in maniera sostenibile cibo per nutrire tutti.

Il biologico è la risposta a molte criticità

La dimostrazione che l’industrializzazione spinta non è la risposta, ma al contrario aggrava i problemi  la fornisce Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio: “La spinta ad aumentare gli input chimici della coltivazione ha portato alla corsa al prezzo sempre più basso degli alimenti, alla produzione di cibo di bassa qualità, alla compressione del reddito degli agricoltori. I contadini si sono impoveriti, un terzo del cibo prodotto viene buttato, oltre il 75% del suolo globale è già in qualche misura degradato secondo l’Atlante globale della desertificazione. Non è questa la via da percorrere: bisogna puntare su tecniche di coltivazione che frenino la crisi climatica, difendano la biodiversità, aiutino gli agricoltori, tutelino la fertilità dei suoli”.

Servono progetti concreti

Se il cibo del futuro è il biologico ora però occorre lavorare sul Piano d’Azione Nazionale affinché le risorse disponibili attraverso la PAC, il PNRR e il Fondo per il bio si traducano in progetti concreti.

“Occorre lavorare fin da subito per avviare immediatamente la transizione agroecologica, minacciata da interessi legati alle fonti fossili”, affermano le associazioni del bio.  “La guerra in Ucraina ci offre almeno questa opportunità: è il momento per rivedere le politiche dei sussidi che devono premiare chi non inquina e chi investe nelle alternative ai combustibili fossili sia in campo energetico che per fertilizzanti e fitofarmaci. Dobbiamo valorizzare i prodotti della terra attraverso il bio per garantire agli agricoltori un giusto prezzo per il loro lavoro e allo stesso tempo tutelare i consumatori di fronte a rincari in gran parte giustificabili solo con la speculazione finanziaria. Il biologico rappresenta un’opportunità strategica in campo economico e al tempo stesso un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e nella tutela dell’ambiente e della biodiversità.”.

Il biodecalogo per accelerare la transizione

Proprio a una visione innovativa per il futuro guarda il biodecalogo messo a punto dalle associazioni del biologico. Dieci punti che hanno l’obiettivo di accelerare la transizione agroecologica e nello stesso tempo di fornire al Paese una ’riserva strategica’ agricola che permetta di fronteggiare le varie crisi che hanno colpito le nostre società, da quella climatica alla pandemia, fino alla guerra. Eccoli:

  • Filiere di Made in Italy Bio fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori.
  • Fiscalità ambientale e crediti di imposta per i costi di certificazione per abbattere i prezzi al consumatore senza costi aggiuntivi per le imprese.
  • Distretti biologici per favorire sistemi locali di produzione e consumo e valorizzare il territorio rurale a partire dalle aree interne e dalle aree naturali protette.
  • Incentivazione delle imprese agricole che integrano attività agricole, zootecniche e forestali, capaci di favorire la biodiversità e chiudere il ciclo dei nutrienti.
  • Ricerca, innovazione, formazione e consulenza per supportare gli agricoltori e i territori nella transizione al bio.
  • Sviluppo della ristorazione collettiva attraverso organizzazioni di prodotto e strumenti adeguati d’informazione e consulenza.
  • Comunicazione e campagne d’informazione ai cittadini per conoscere i valori del bio e favorire l’aumento dei consumi di biologico.
  • Innovazione digitale e piattaforma di tracciabilità unica in favore di consumatore.
  • Semplificazione burocratica. È l’agricoltore che non inquina a dover sostenere il costo della dimostrazione, sia in termini di tempo che di soldi.
  • Obbligo del biologico nelle aree protette e nelle aree di interesse ecologico.