Processo pesticidi: assolto Karl Bär

Si conclude con l’assoluzione una causa sulla quale si era schierato anche il Consiglio Ue 

di Maria Pia Terrosi

Dopo anni di indagini e 20 mesi di dibattimento, il processo sui pesticidi altoatesino si è concluso con l’assoluzione di Karl Bär per improcedibilità dell‘azione penale. Un verdetto che rappresenta un’importante vittoria non solo per  l’attivista ambientale, ma più in generale per il diritto alla libertà d’espressione. 

Durante l’udienza dello scorso 6 maggio, la Procura di Bolzano ha chiesto la  modifica del capo di imputazione, convertita da contraffazione del marchio a diffamazione. Il che – considerato che lo scorso gennaio erano state ritirate tutte le 1.376 denunce a carico di Bär –  ha portato a un suo proscioglimento immediato in quanto la diffamazione, a differenza della contraffazione, non è un reato perseguibile in assenza di querele. 

Una vicenda surreale 

Tutto era iniziato nel 2017 con la campagna “Pestizidtirol”, lanciata dall’Umweltinstitut München e finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’eccessivo impiego di pesticidi in Alto Adige/Südtirol. All’interno della campagna anche un manifesto esposto nella metropolitana di Monaco di Baviera che riprendeva, in chiave satirica, una campagna turistica provinciale.

A seguito della campagna, Karl Bär – allora attivista dell’Umweltinstitut München –  e Alexander Schiebel – autore del libro “Il miracolo di Malles”-  furono querelati per diffamazione e contraffazione del marchio dall’assessore provinciale altoatesino Arnold Schuler da oltre 1.370 agricoltori locali. L’accusa era aver danneggiato l’immagine del lavoro dei querelanti e dell’intero Alto Adige. 

Per molti però le querele costituivano un attacco alla libertà di espressione e un tentativo di silenziare il dibattito sull’uso dei pesticidi. In Alto Adige infatti la vendita di pesticidi in rapporto alla superficie trattabile supera di oltre sei volte la media nazionale e i meleti vengono irrorati fino a venti volte a stagione. 

Il problema dei pesticidi in Alto Adige 

“Sui pesticidi l’Alto Adige/Südtirol ha un problema: l’elevato impiego di sostanze chimiche in melicoltura danneggia l’ambiente e le persone che vivono nelle aree circostanti. Il tentativo della Giunta provinciale di silenziare tramite vie legali le critiche all’uso dei pesticidi è fallito. La sentenza di oggi è un atto rivoluzionario per tutte le persone che, in Europa, sono in prima linea nella difesa della natura e della salute dell’ambiente”: così Karl Bär ha commentato il suo proscioglimento. 

Per il Consiglio Ue il processo è stato un attacco alla libertà di espressione 

Del resto già a ottobre 2020 il Consiglio d’Europa aveva definito il processo altoatesino un’azione legale strategica e quindi un vero e proprio attacco alla libertà d’espressione. 

Ora l’intenzione dell’Umweltinstitut München è di trasferire il dibattito sui pesticidi fuori dall’aula di tribunale. Ovvero nella sede propria: il territorio. 

L’istituto ambientalista sta attualmente esaminando i registri di circa 1.200 agricoltori che, a inizio processo, avevano fatto causa a Karl Bär. Tale documentazione era stata sequestrata, su richiesta della Procura, in qualità di prova durante il processo. I registri contengono informazioni su quali e quanti pesticidi sono stati utilizzati dalle aziende nel 2017. I risultati di questo studio saranno presentati e discussi in un evento pubblico con i rappresentanti dell’industria frutticola altoatesina.