Il governo inglese riconoscerà incentivi economici agli agricoltori che s’impegnano a difendere gli habitat naturali
In Gran Bretagna gli agricoltori saranno pagati per conservare nelle loro terre la biodiversità, ripristinare la salute dei corsi d’acqua, difendere gli habitat naturali della fauna selvatica. Il governo inglese ha infatti annunciato l’avvio di piani di recupero ambientale su larga scala. Sono già partite le gare per 15 progetti pilota centrati sulla difesa delle specie selvatiche e sul recupero dei loro habitat.
I progetti in questa prima fase riguarderanno 10.000 ettari. Gli interventi di recupero e difesa potranno prevedere il ripristino di torbiere o zone umide, la tutela di aree per habitat naturali, la piantumazione di alberi.
Anche se non è ancora chiaro con quali criteri saranno assegnate le risorse, complessivamente sono stati stanziati 700-800 milioni di sterline all’anno fino al 2028. L’obiettivo di Londra a più lungo termine è avere entro i prossimi 20 anni 300.000 ettari – un’area grande come il Lancashire – impegnati in questi progetti di recupero.
“La protezione della natura e la difesa delle specie selvatiche deve andare di pari passo con l’agricoltura. Per questo lavoreremo con gli agricoltori per fermare il declino delle specie, ridurre le emissioni di gas serra, aumentare l’estensione delle aree boschive, migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria e creare più spazio per la natura”, ha dichiarato George Eustice, segretario di Stato per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali. Gli agricoltori potranno anche richiedere risorse economiche per aiutarli a tutelare il loro suolo e adottare altre misure di protezione ambientale di base.
I piani di rinaturalizzazione oltre a far bene all’ambiente e al clima faranno bene anche all’economia. Secondo un’analisi di Rewilding Britain la rinaturalizzazione del 5% dell’Inghilterra potrebbe creare quasi 20.000 posti di lavoro nelle comunità rurali. Esattamente il contrario di quanto sostenuto da alcuni agricoltori che temevano una perdita di occupazione nel settore a seguito dei progetti di rewilding.
Resta però un certo scetticismo da parte degli ambientalisti. Per loro gli incentivi previsti non saranno sufficienti a fermare la perdita di specie selvatiche e raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali fissati dal governo. Per riuscirci – sostengono – occorre un approccio diverso: aiutare gli agricoltori ad abbandonare le pratiche intensive in agricoltura, partendo dalla riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti .
“Queste misure da sole non funzioneranno. Rischiano il fallimento in quanto gli agricoltori sono costretti a competere con le crescenti pressioni commerciali che incoraggiano un’agricoltura intensiva e una produzione alimentare a basso costo. Costano care all’ambiente e alla nostra salute”, ha affermato Jo Lewis, direttore Policy and strategy della Soil Association.