Nel Piano strategico nazionale sono scomparse le misure su paesaggio e biodiversità
Entro il 31 dicembre deve essere presentato il Piano strategico nazionale che serve a distribuire i fondi europei della Politica agricola comune. Nel piano però ci sono ancora molte storture da raddrizzare per quanto riguarda l’allevamento e il biologico. Inoltre è scomparso l’ecoschema per la conservazione della biodiversità e del paesaggio: i cosiddetti “corridoi verdi” – aree di un’azienda agricola lasciate incolte per favorire la fauna e la flora spontanee – avevano infatti un ecoschema dedicato nella prima bozza del Psn, ma sono assenti in quello attuale.
La scorsa settimana la coalizione Cambiamo Agricoltura, di cui fanno parte FederBio, Legambiente, WWF, Slow Food e Lipu, ha sintetizzato questa situazione definendo l’attuale Psn “contro natura”. E il ministro del Mipaaf Stefano Patuanelli ha incontrato le associazioni ambientaliste, mostrandosi disponibile ad ascoltare le loro proposte per realizzare un Psn che non perda di vista l’ambiente, la natura e il paesaggio. Ma il tempo stringe: a meno di eventuali rinvii, il piano deve essere pronto entro venerdì.
Cosa non va nell’attuale Psn
Nella prima versione del Psn erano presenti sette ecoschemi, ovvero settori di intervento per coniugare sviluppo agricolo e salvaguardia dell’ambiente e del territorio. Nella bozza inviata la scorsa settimana alle regioni però, il numero era sceso a cinque. I due assenti? L’ecoschema sul biologico (parzialmente compensato da nuovi investimenti) e quello per la salvaguardia della biodiversità e del paesaggio nelle aziende agricole. Secondo la strategia europea Biodiversity 2030 queste aree naturali dovrebbero arrivare al 10% entro il 2030, ma senza interventi mirati l’obiettivo non verrà raggiunto.
Il fatto che il biologico non venga considerato quando si parla di reddito degli agricoltori, di sviluppo del mercato e di tutela dell’ambiente è “incomprensibile” aggiunge Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. Il biologico è uno strumento fondamentale per incrementare il reddito agricolo e per la lotta al cambiamento climatico. Per farlo, deve avere un “ruolo trasversale in tutti gli obiettivi del Psn”.
A questo si sommano altre lacune: il mancato divieto di diserbo chimico sulle colture arboree permanenti; un budget molto ridotto (5%) all’ecoschema per gli impollinatori; l’assenza di una fascia di rispetto per i trattamenti fitosanitari che impedirebbe a chi coltiva in convenzionale di usare pesticidi nelle aree confinanti ai campi biologici.
Fortemente inadeguato risulta infine l’ecoschema per la zootecnia. Nonostante disponga di una fetta sostanziale del budget (360 milioni, il 41%), pone obiettivi molto poco ambiziosi per la riduzione dell’uso di antibiotici, e non indica né un numero massimo di capi per ettaro né un minimo di giorni di pascolo. Dove finiscono questi 360 milioni? Vengono usati, insieme ai 102 milioni dell’ecoschema per gli ulivi, per compensare i tagli della riforma dei titoli storici e della convergenza interna. Il 53% del budget viene quindi impiegato per annacquare uno dei pochi aspetti positivi della Pac, che puntava a distribuire più equamente le risorse pubbliche destinate all’agricoltura.
L’incontro del 27
Nell’incontro di lunedì 27 dicembre tra il ministro del Mipaaf Stefano Patuanelli e le associazioni ambientaliste, il ministro ha dichiarato la sua volontà di trovare delle soluzioni alle carenze del Psn. Il più grande ostacolo all’ecoschema per le aree naturali e la tutela del paesaggio sembra essere la mancanza di fondi per incoraggiare gli agricoltori a lasciare incolta parte delle loro proprietà. Le associazioni hanno concordato sulla necessità di ricompensare gli imprenditori agricoli per i loro sforzi, e proprio per questo hanno richiesto una distribuzione più equa delle risorse degli ecoschemi.
L’incontro si è concluso con un’apertura del ministro, che ha accettato di ricevere da parte delle associazioni delle proposte tecniche per migliorare il Psn. Proposte che stanno venendo discusse in queste ore in un tavolo di partenariato tra le parti istituzionali, economiche e sociali coinvolte.
Mancano pochi giorni alla scadenza per presentare il Piano, non c’è tempo da perdere.